La sera del 12 settembre 2009, un cittadino richiese l’intervento delle forze dell’ordine in quanto aveva visto due persone litigare in via Prada a Vignola, in luogo appartato, nei pressi di alcuni cassonetti dell’immondizia. I Carabinieri della locale Tenenza, intervenuti, trovarono una donna riversa a terra, in stato di incoscienza, seminuda, con gravi lesioni su tutto il corpo. Accanto alla donna il suo convivente, un 43enne originario di Napoli e residente a Savignano sul Panaro, pregiudicato. La donna, una 45enne di origine ucraina residente a Vignola, venne immediatamente trasportata presso l’ospedale di Baggiovara, ove le visite evidenziarono un quadro drammatico delle condizioni, venendole diagnosticato un politrauma da verosimile aggressione con fratture al massiccio facciale, fronto-temporali, del femore destro, del bacino, del gomito sinistro, delle costole sinistre di alcune vertebre e della mandibola.
Il convivente già nell’immediatezza dei fatti rese ai Carabinieri dichiarazioni sull’accaduto poco credibili, ma, sul momento, non tali da far emergere elementi di responsabilità a suo carico.
Ulteriori dichiarazioni testimoniali raccolte in seguito fecero apparire però sempre più lacunosa e dubbia la versione fornita dallo stesso. Tutti i testimoni sentiti, infatti, al contrario di quanto sostenuto dall’uomo, confermavano che la coppia la sera del 12 settembre era stata vista insieme.
La vittima, una volta in grado di comunicare, dichiarò di non ricordare cosa fosse accaduto, negando anche le evidenze già acquisite e assodate come la sua convivenza con l’uomo, atteggiamento che venne immediatamente letto come paura per le eventuali ritorsioni del compagno. Ipotesi per altro confermato dalla stessa sorella dell’uomo, la quale dichiarò che la donna e il fratello convivevano già dal 2006, descrivendo quest’ultimo come estremamente violento, tanto che persino la famiglia di origine ne era terrorizzata. Riferì inoltre di episodi di violenza familiare mai denunciati per timore dai genitori e aggiunse di essere a conoscenza anche di molteplici episodi di violenze subite dalla compagna del fratello durante gli anni di convivenza. Continuando nel racconto riferì che il fratello aveva risposto evasivamente alle sue domande su cosa fosse capitato, dimostrandosi molto preoccupato, anziché sollevato, quando le condizioni della donna avevano iniziato a migliorare.
Di seguito anche la sorella ammise che il fratello le aveva confessato di essere stato lui a picchiare violentemente la giovane per futili motivi.
L’attività di indagine di tipo tradizionale fin qui descritta, veniva poi avallata da un’attività tecnica, con intercettazioni sia ambientali, all’interno della stanza di degenza dell’ospedale, che telefoniche, i cui esiti confermarono il quadro accusatorio e quindi la colpevolezza dell’uomo, mettendo in evidenza i tentativi dello stesso di convincere e quindi persuadere la convivente a fornire una versione dei fatti che lo escludesse da responsabilità, anche con l’aiuto di un inserviente dell’ospedale suo amico, arrivando addirittura a promettere alla donna che in caso di soluzione positiva l’avrebbe poi sposata.
Nel pomeriggio di ieri l’uomo è stato però raggiunto da una ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Modena ed è stato tradotto in carcere con l’accusa di lesioni aggravate e maltrattamenti in famiglia.