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I segreti delle piante officinali al Barchessone di Mirandola

Venerdì 9 settembre alle ore 20, al Barchessone Vecchio di San Martino Spino, Antonio Piva, erborista di Mirandola, racconterà aneddoti, notizie, ed informazioni riguardanti le piante officinali. Per l’occasione è stata organizzata una cena con piatti a tema presso il Ristorante “Al Barchessone” di San Martino Spino, su prenotazione (al costo di 18 euro a persona bevande escluse) al numero 348/7443072. Al termine della serata ai partecipanti verrà offerta una tisana digestiva e tutti gli ingredienti e le indicazioni per poterla poi preparare a casa. Per informazioni: CEA “La Raganella” tel.0535/29724-29713 e-mail: cea.laraganella@unioneareanord.mo.it.

L’erboristeria è un’antica arte che si occupa della conoscenza delle piante (erbe, piante medicinali, officinali, aromatiche e spezie), della loro coltivazione, raccolta, conservazione e commercio a scopi terapeutici (fitoterapia, galenica tradizionale), cosmetici o nutritivi. Da sempre le erbe vengono raccolte e preparate per il benessere e la salute dell’uomo: la loro presenza all’interno di antiche tombe è un indizio che a loro venivano attribuiti poteri magici e soprannaturali. L’erboristeria tradizionale era prerogativa delle casalinghe che coltivavano spezie ed erbe medicinali nei loro orti o le raccoglievano allo stato selvatico; le usavano fresche o le conservavano seccandole, oppure estraevano le sostanze utili mettendole in infusione in vino o grappa. Preparazioni galeniche sofisticate venivano preparate da persone specializzate o farmacisti. I loro fornitori erano erboristi che per lo più raccoglievano erbe allo stato selvatico. Durante la serata, si parlerà anche della “segnatura”: nasce come filosofia spirituale secondo la quale Dio ha posto un segno sulle piante che ha creato e che per questo possono servire a curare le malattie. Considerata una superstizione dalla medicina scientifica, nella storia rappresenta un importante aspetto del pensare medico a partire dalla metà del Seicento fino alla fine del XIX secolo. In parole povere, questa dottrina si basava sulla convinzione che tutto ciò che era presente in natura fosse ad uso e consumo dell’uomo e, per farne capire l’utilizzo, il Creatore aveva posto un segno su ogni pianta. In un periodo in cui gran parte delle persone erano analfabete, è possibile che la dottrina fosse utile come aiuto mnemonico per il neofita che imparava mediante la semplice osservazione.

















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