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Morte in Neonatologia al Policlinico di Modena: alcune precisazioni dell’Azienda

La Direzione della Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena e la Direzione della Struttura Complessa di Neonatologia in questo momento si sentono profondamente vicini al cordoglio della famiglia di Benedicta Akuoko Amoako, la neonata deceduta in Terapia Intensiva Neonatale nella giornata di mercoledì 31 agosto.

Riteniamo giusto, però, per tranquillizzare l’opinione pubblica e non dare adito a dubbi e preoccupazioni su una struttura, la Neonatologia, di assoluta eccellenza, fornire alcune precisazioni a correzione di quanto sostenuto dai legali e riportato dalla stampa, circa presunte – e assolutamente fantasiose – ricostruzioni che rischiano di trasmettere un’immagine profondamente distorta dello svolgimento dei fatti.

La piccola è giunta alla nostra osservazione a circa 2 ora e 30 minuti dalla nascita, nella giornata di domenica 28 agosto, in condizioni critiche e intubata per una grave depressione cardiocircolatoria alla nascita. Durante il decorso clinico le condizioni generali della neonata sono sempre state molto gravi con una prognosi riservata comunicata ai genitori durante i colloqui. La neonata è quindi deceduta a circa 36 ore di vita per l’aggravarsi della situazione e l’inefficacia delle terapie instaurate a fronte di un quadro di sofferenza metabolica impossibile da correggere.

Non è assolutamente vero che, a questo punto, i medici si siano rivolti a una qualsiasi agenzia di pompe funebri ma hanno immediatamente provveduto al trasferimento del corpo della neonata presso le Camere Ardenti del Policlinico, per l’effettuazione dei necessari esami autoptici, richiesti all’Anatomia Patologica dagli stessi sanitari. Tra questi, si precisa, che sono stati richiesti anche accertamenti biochimici presso altri laboratori extra regionali, per verificare la possibile presenza di una malattia metabolica congenita.

Alla luce di queste risultanze, troviamo disgustoso da parte dei legali il tentativo di distorcere arbitrariamente i fatti, nel tentativo di avocarsi meriti che non hanno, creando pregiudizio sulla professionalità dei nostri medici.

















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