Il giudice della terza sezione civile del Tribunale di Palermo, Paola Protopisani, ha condannato i Ministeri della Difesa e dei Trasporti al risarcimento record di cento milioni di euro in favore di alcuni dei parenti delle 81 vittime perite nella strage di Ustica avvenuta il 27 Luglio del 1980.
La sentenza del giudice Paola Protopisani dà ragione al collegio difensivo che aveva puntato sulla responsabilità dello Stato, indipendentemente dall’accertamento della causa che provocò la strage e che in questi anni non è mai venuta a galla. Trentuno anni dopo la strage, mentre non è ancora chiaro se l’aereo fu abbattuto da un missile o cadde per l’esplosione interna di una bomba, il tribunale ha ritenuto responsabili i ministeri per non avere garantito la sicurezza del volo, ma anche per l’occultamento della verità con depistaggi e distruzione di atti.
Secondo i legali, “il risultato della vicenda processuale rende giustizia per la ultratrentennale tortura che i parenti delle vittime hanno dovuto subire ogni giorno della loro vita anche a causa dei numerosi e comprovati depistaggi di alcuni soggetti deviati dello Stato”.
La ricerca della verità potrebbe ripartire da questa sentenza, “nella quale – spiega l’avvocato Osnato, che sposa la tesi del missile, probabilmente di nazionalità francese – si parla esplicitamente del famigerato ‘Punto Condor’, un tratto dell’aerovia militare usata dai francesi, la ‘Delta Wisky’ che incrocia proprio sopra il cielo di Ustica l’aerovia civile ‘Ambra 13’. La pericolosità di quel punto – aggiunge – era stata più volte segnalata da piloti dei mezzi di linea”.