L’orazione funebre pronunciata dal sindaco di Reggio Emilia Graziano Delrio oggi in sala Tricolore in ricordo dell’ex sindaco Ugo Benassi. Prima dell’orazione il sindaco ha dato lettura dei messaggi ricevuti dall’ex presidente del Consiglio Romano Prodi e dal vescovo Adriano Caprioli, ricevuti tra i tanti messaggi di cordoglio, come quello della delegazione di Fort Worth che ricorda Benassi con molto affetto e che sta per arrivare in città, desidero soprattutto darvi lettura dei messaggi di Romano Prodi e del Vescovo Caprioli rivolti in primo luogo alla famiglia.
Da Romano Prodi: “Carissimo sindaco, voglio partecipare insieme a tutti voi al ricordo del nostro Ugo, che con la sua serietà, la sua onestà e il suo esempio, ha contribuito alla crescita e all’affermazione di Reggio. Insieme a queste virtù ricordiamo anche il suo sorriso e la sua disponibilità. Purtroppo sto partendo per New York e non posso essere con voi. Consideratemi tuttavia unito nel ricordo. Con amicizia. Romano Prodi”.
Il vescovo Adriano Caprioli scrive: “Il senatore Benassi ha esercitato ruolo di primo cittadino per 11 anni durante i quali ha intessuto un dialogo rispettoso e leale con il mio venerato predecessore monsignor Gilberto Baroni. Chi lo ha conosciuto da vicino testimonia che il senatore Benassi credeva concretamente nei valori della famiglia, si prendeva cura del bene comune con dedizione vera, assumendosi la responsabilità delle scelte concrete. Sapeva unire fermezza e coerenza nel realizzare le decisioni alla capacità di dialogo. Ha dimostrato rispetto ed apprezzamento per i valori del mondo cattolico. Ciò gli ha reso possibile confrontarsi con i vertici della chiesa reggiana e anche di coltivare sincere amicizie con persone di dichiarata fede cristiana. Mi associo quindi alla stima e gratitudine dell’Amministrazione e di tanti reggiani, esprimendo sincere condoglianze alla famiglia e alla figlia, con un orizzonte aperto alla speranza cristiana. Adriano Caprioli, vescovo”.
Dopo la lettura dei messaggi, il sindaco Graziano Delrio ha pronunciato l’orazione funebre: “Credo che Ugo Benassi sia molto felice di vedere qui tanta gente, i sindaci che lo hanno seguito Antonella Spaggiari e Giulio Fantuzzi, tanti amministratori giovani, tanti sindaci giovani. Credo che gli onori che tributiamo oggi a Ugo lo farebbero molto felice. Come sapete Ugo ha espresso il desiderio nel suo libro Una politica amica che lo si ricordasse più con il canto di Bella Ciao che con le parole. Cercheremo di onorarlo, come ha chiesto la famiglia, io e l’onorevole Antonio Bernardi, con parole essenziali e alcuni tratti della sua opera, davanti alla città di Reggio Emilia che ha amministrato con tanta passione.
“Ricordiamo che è nato a Valestra di Carpineti il 24 settembre 1928, e che vissuto a Reggio Emilia, dove il padre Celso insegnava nelle scuole elementari. Iscritto al Pci, di cui ha seguito ogni passaggio, ed entrato nel 1955 negli organi dirigenti, è stato assessore al Bilancio nell’Amministrazione provinciale dal 1963, poi vicepresidente della Provincia nel 1969. Fu eletto sindaco di Reggio Emilia nel 1976 e fu in carica per 11 anni fino al 1987. Da quell’anno al 1992 fu senatore della Repubblica. Dal 1994 al 2006 è stato presidente dell’Istituto Cervi e da quest’anno era stato cooptato come presidente del Collegio dei garanti di Istoreco.
“Reggio Emilia perde un grande sindaco, con una passione autentica per la sua città e una passione autentica per i problemi veri della politica.
E’ stato una guida sicura in anni importanti e la città lo ha ricambiato con affetto e stima: lui lo sapeva e ricordava “la gente mi chiama ancora sindaco”. Lo abbiamo potuto vedere sempre e lo abbiamo potuto leggere e vedere in questi giorni.
Dopo il sindaco Renzo Bonazzi, scomparso un anno fa, ora dobbiamo dire addio a Ugo Benassi. Stiamo dicendo addio una generazione di padri nobili della città, a cui aggiungiamo oggi il saluto anche ad Oscar Serri, assessore con Benassi.
Ugo Benassi è stato un uomo di salde convinzioni e di grandi doti umane, un uomo innamorato della sua città e dei cittadini, dei valori dell’uguaglianza, della giustizia e della democrazia.
Ha amministrato Reggio in anni di problematiche sociali forti, anni di decisioni complesse e di trasformazioni, attraversati da tremende lacerazioni, anni di piombo da cui la città e il suo sindaco hanno preso ferma distanza. Eppure anche anni di consolidamento e di estensione dei servizi per tutti, anni di grandi condivisioni e di inclusioni sociali riuscite. Anni di crisi economiche ma di una reazione che portò Reggio ad essere una forza trainante del Paese.
“Ugo era un uomo che guardava avanti, che credeva nel progresso della città, e che era animato dall’amore per gli ideali della Resistenza. Lui “ragazzo del ‘45”, portava dentro di sé con commozione il ritorno dei partigiani dalle montagne e un radicato antifascismo che ne ha fatto un uomo saldo e un comunista convinto.
E’ sempre stato un uomo di profonde convinzioni, ma non un uomo prigioniero dell’ideologia. Tra queste profonde convinzioni c’era la necessità di provare a coinvolgere tutti, su tutte le scelte, soprattutto le più complicate. Sull’urbanistica, i temi sociali, sullo sviluppo del welfare, ad esempio, aprì canali di dialogo nuovi, coinvolgimento le forze economiche, sociali, culturali, con un’energia e una forza uniche.
E’ stato l’uomo del decidere ma anche del lavorare insieme. Questa sua volontà di dialogare, di coinvolgere e convincere tutti perché le soluzioni non fossero mai frutto di una scelta di parte bensì la condivisione per il bene comune, è stata la sua caratteristica più spiccata sul piano umano, politico e di amministratore pubblico.
Era molto chiaro per lui, come sindaco e come dirigente di partito, che a questo serviva il discutere: serviva a prendere decisioni insieme, arrivare alla mediazione forte e a una posizione condivisa. Non era certo un uomo di continui distinguo che animassero divisioni. Proprio questo suo desiderio di una comunanza di intenti lo ha portato a una distanza dallo stile della politica attuale, dove emerge chi si distingue di più e non chi lavora di più insieme.
“Ugo Benassi è sempre rimasto sindaco dentro di se. E in questo è sempre stato prodigo di consigli, a me in particolare, ma anche credo a coloro che mi hanno preceduto. Aveva l’ambizione di dire la sua e a volte la sua non era un’opinione semplice da digerire. Sapeva che aveva l’esperienza e l’autorevolezza per rivolgersi a noi e questa autorevolezza gliela abbiamo sempre riconosciuta.
“La sua esperienza di sindaco e di amministratore è stata centrale per la Reggio Emilia che viviamo oggi. Nei servizi sociali, come abbiamo detto, nei servizi educativi e nelle istituzioni culturali, nel disegno e nell’amministrazione del territorio.
Come ricordavo Benassi si trovò ad affrontare con la sua giunta una stagione di grandi cambiamenti e di emergenze sociali. Ci volle tutta la forza di Benassi e dei suoi collaboratori, della azienda sanitaria e del Terzo settore, dell’associazionismo, del volontariato per affrontare cambiamenti epocali, e non erano, quelli di allora, tempi più facili degli attuali: dare risposta alle famiglie nomadi e dare forma ai campi sosta, deistituzionalizzare i malati psichiatrici e aprire il San Lazzaro, aprire gli occhi sull’emergenza della droga. Erano problemi enormi di quel periodo.
In quel periodo Benassi aprì canali di dialogo inaspettati. Penso al suo rapporto specialissimo con il vescovo Gilberto Baroni, a sua volta persona speciale, con i suoi “amici preti” come li definiva: don Altana, don Dossetti, don Artoni, don Braglia che incontrò sulla strada della responsabilità comune verso le persone. Con tutto questo mondo si mise e soprattutto mise i suoi collaboratori a incontrare a tappeto la città, cercando le soluzioni. Ricordo in particolare un passaggio in cui replicava a don Altana dicendo “va bene il principio, ma servono le soluzioni” e non voleva accettare che questa fosse una città razzista e sapeva che anche le discussioni più difficili dovevano trovare soluzioni.
“Siamo molto debitori a lui del lavoro fatto con le scuole.
Le scuole di Reggio Emilia con lui hanno fatto il passo decisivo, dopo l’impostazione fondamentale data dal sindaco Renzo Bonazzi. Un servizio, quello delle scuole, a cui oggi il mondo guarda, ma che le amministrazioni di allora vivevano semplicemente come un atto dovuto. Proprio domani in questa aula faremo un passaggio fondamentale per una fondazione internazionale che senza di lui non sarebbe stato possibile.
Abbiamo ricordato proprio agli Stati generali come Benassi ricordò la nascita della prima scuola, a Cella, “uomini e donne insieme abbiamo costruito questa scuola perché la volevamo nuova e diversa per i nostri figli”. Proprio oggi, primo giorno di scuola, in una visita alla scuola Collodi di Santa Croce, dove c’è il 70% di bambini stranieri, i bambini mi hanno letto una lettera in cui si descrivono le condizioni difficili di molte famiglie ma in cui mi chiedono di continuare a rendere possibile l’esperienza della scuola. Queste lettere nascono perché sindaci come Benassi e Bonazzi hanno fatto capire alla nostra comunità che l’educazione è fondamentale per costruire una città. Ricordo anche che fu la giunta di Benassi a stipulare i primi accordi e convezioni con le scuole Fism, nel comune impegno a dare risposta a molte famiglie.
“Nella cultura Benassi non ha mancato di sostenere grandi progetti e collaborazioni – che sono state ricordate anche in questi giorni – ma ha soprattutto interpretato una rete di servizi sul territorio, cercando di leggere i bisogni di una città che si espandeva nella convinzione, che anche noi condividiamo, che ogni quartiere debba vivere in una dimensione comunitaria, in cui la cultura gioca un ruolo centrale.
Anche nella politica urbanistica Benassi ha lasciato un segno incancellabile, con un grande investimento sul territorio e un ridisegno urbano, con il nuovo piano regolatore Venturi votato all’unanimità, con l’intento di dare risposta, governandole, alle nuove emergenze. E poi i passaggi sofferti ma ritenuti inderogabili come i sottopassi e le tangenziali per ricongiungere nord e sud della città, superando la cesura della ferrovia.
“Di tutti questi passaggi nei suoi scritti Benassi ha conservato memoria, descrivendone con lucidità sia la forza, sia i limiti. E tutto questo per lasciare un’esperienza, un bagaglio di metodo che potesse essere utile alle generazioni successive.
Ma Ugo Benassi è stato anche per noi l’uomo dell’apertura definitiva alla dimensione internazionale, dall’Africa a Fort Worth. Il Sindaco Benassi e la sua giunta, ricca di importanti collaborazioni per la storia reggiana, hanno aperto la strada dei gemellaggi, dello scambio culturale con gli altri popoli e la via della cooperazione internazionale con i paesi emergenti. Oggi del rapporto con l’Africa avviato da Benassi e da Giuseppe Soncini ci resta tutta la lungimiranza, la ricchezza di rapporti umani, la strada della solidarietà, oggi Reggio è sede di un tavolo per l’Africa. Questo ricordiamo, non certo le dolorose polemiche. Ci resta la continuità di progetti per l’emancipazione di quei paesi e la gratitudine immensa che quelle popolazioni hanno verso il sindaco Benassi.
“Sono state prese decisioni forti, negli anni di governo del sindaco Benassi, eppure accompagnate da uno spirito di moderazione. La città si è affacciata sui suoi primati, già città delle eccellenze, eppure ha mantenuto uno stile sobrio e affabile, perché nulla era più estraneo a questo sindaco che un atteggiamento elitario o di classe.
Benassi voleva una politica preparata, seria, impegnata, con un forte senso della comunità, con il coinvolgimento di tutti e con un grande coraggio nella politica.
Una ‘politica amica’, che cioè sa coinvolgere, sa decidere e sa dire le cose con verità, è una politica che rimarrà sempre amica dei cittadini, come Ugo è stato e rimarrà un sindaco amico dei reggiani. C’è una grande lezione in questo, che non possiamo né vogliamo lasciare cadere.
“Da ultimo, ma non per ultimo, Ugo Benassi si è fatto conoscere dalla città anche come marito, padre, come zio e come nonno. Aveva ben chiaro il senso delle priorità e sapeva quando la politica andava lasciata fuori dalla porta.
Con misura e verità non ha fatto mistero del suo dolore per la morte della moglie Lucia, ricordo che disse “il Signore ha sbagliato nel togliermela”; il suo amore per la figlia Patrizia e la nipote Gaia, il grande affetto verso tutta la famiglia, le sorelle, la nipote Donatella.
Anche questo è un suo insegnamento per le nostre generazioni, come lo sono i suoi scritti in cui molti sindaci possono trovare un po’ del senso di questa comunità e qualche chiave di lettura per il futuro della comunità.
Caro Ugo, chiedi di essere accompagnato da “Bella Ciao” come parola definitiva per il giorno del tuo ultimo saluto. E’ giusto perché certamente sei stato un sindaco combattente, per la libertà, la felicità e la democrazia della tua città. Grazie allora da parte della tua città, grazie per aver dedicato tutta la tua vita alla città, grazie da parte di tutti i cittadini e le cittadine di Reggio Emilia”.
All’uscita da Sala del Tricolore la salma di Ugo Benassi è stata salutata con il canto di Bella Ciao.