(Adnkronos Salute) – “Secondo il rapporto Eurispes 2011 sono circa 5 milioni gli italiani vegetariani. E lo 0,4% ha optato per una decisione ancor più drastica, escludendo dalla dieta anche latte e uova, e diventando vegan”. Questa la ‘fotografia’ del fenomeno illustrata all’Adnkronos Salute da Leonardo Pinelli, vicepresidente della Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana, alla vigilia della Giornata Mondiale dei vegetariani che si celebrerà il prossimo sabato 1 ottobre.
Scelgono la dieta verde soprattutto le donne: il 7,2% contro il 5,3% degli uomini; mentre le vegane sono lo 0,5% contro lo 0,3% dei maschi. Anche il 13,5% di giovanissimi, tra i 18 e i 24 anni, e persino il 9,3% degli over 65, predilige diete senza carne. “Per circa la metà dei vegetariani – prosegue Pinelli – questa opzione dipende dalla convinzione, scientificamente ben fondata, che mangiare soprattutto frutta e verdura arrechi benefici alla salute.
Molto alta, poi, la percentuale di coloro che sono mossi verso questa decisone da ideologie animaliste (44%)”. “Infine, in aumento costante coloro che scelgono la dieta verde per ragioni di tipo ambientalista: è provato che questo tipo di dieta – prosegue il medico – comporti un minore spreco di risorse e provochi meno danni all’ambiente. Nel giugno 2011 un’indagine Unep, Programma delle Nazioni Unite sull’Inquinamento, ha rivelato che il 18% delle emissioni di Co2 nell’atmosfera derivano dalla fermentazione dei mangimi all’interno dell’intestino degli animali allevati dall’uomo. Allevare animali da destinare all’alimentazione umana inquina quindi ben più, ad esempio, del trasporto su gomma in tutto il mondo”.
“Il saldo totale delle risorse alimentari destinabili all’uomo, poi – spiega ancora Pinelli – è pesantemente intaccato dalla destinazione di risorse vegetali all’alimentazione degli animali da allevamento: se la maggior parte della popolazione mondiale divenisse vegetariana, e si riservassero così all’alimentazione umana le estensioni a latifondo oggi appannaggio della produzione di foraggi, potremmo arrivare a sfamare ben 11 miliardi di persone, ben più dell’attuale popolazione mondiale”.