San Petronio ai fornelli per i venti chef under 18 de Le Torri, il ristorante avviato e gestito da It2, impresa di transizione che fa capo al Movimento cristiano-lavoratori (Mcl).
Mestoli e pentole in azione nella cucina di via della Liberazione 6/c dove i giovani cappelli sforneranno pranzi e merende per sbandieratori, bambini, società sportive e i tanti volontari al lavoro per la riuscita delle celebrazioni per il santo patrono.
Di rigore, per i pasti, il menù made in Bo. Con le lasagne in pole position. Primi e secondi piatti sfornati da Le Torri e poi trasportati in piazza dal servizio catering del locale. L’anno scorso, invece, fu la volta di una montagna di torte di riso spazzolate in un batter d’occhio da grandi e piccini.
«Per Le Torri – commenta Federica Sacenti, vice presidente della cooperativa It2 -, questa è una splendida opportunità. Ma lo è ancora di più per i nostri ragazzi che, in questo modo, si mettono alla prova e si misurano con quelle che sono le dinamiche che regolano la loro futura professione».
In pratica, una sorta di prova d’esame per questi cuochi che dovranno dare fondo a tutte le conoscenze di quell’arte culinaria che stanno apprendendo, pranzo dopo pranzo, a Le Torri. Già perché i venti ragazzi, tra i 15 e i 18 anni, non sono chef ‘finiti’, ma ancora in itinere.
Con un valore in più: essere in formazione e al contempo lavoratori regolari.. Una formula nuova quella adottata da Le Torri perché permette di insegnare una professione e soprattutto di poterla far sperimentare in presa diretta, ma in un ambiente protetto che segue comunque le logiche di mercato.
Tanto è vero che, a dieci anni dall’inaugurazione, Le Torri hanno formato chef, ma anche responsabili di sala e bar che, ogni giorno, dal lunedì al venerdì, cucinano e servono 150 pasti, caffè e brioche fin dal mattino. Come pure un servizio di pasti da asporto, banqueting e catering
Insomma, è un ingresso soft nel mondo del lavoro per tutti quei ragazzi che potrebbero vivere questo passaggio in modo traumatico. O peggio ancora esserne espulsi. Giovani che, nel sistema scolastico tradizionale, non trovano la loro giusta dimensione o con percorsi di vita tortuosi. E che, in via della Liberazione, attraverso progetti personalizzati, vengono affiancati da tre professionisti con funzioni di coordinamento e gestione dell’attività e due formatori. Dal cuoco–educatore al responsabile educativo in sala, al direttore dell’attività dentro e fuori il ristorante. In pratica anche una maionese o un cappuccino, per i ragazzi de Le Torri, diventano un test.
Ombrello tecnico-legislativo, di questa ‘via morbida’ al lavoro è appunto l’impresa di transizione. Ovvero It2, la cooperativa proprietaria del ristorante. Importata dalla Francia, l’impresa di transizione, spiega la vice presidente della cooperativa, «si rivolge alle persone che provengono da condizioni difficili, ma che hanno il potenziale per inserirsi in realtà produttive “non protette”. Un nuovo modello di inserimento personalizzato nel mondo del lavoro in cui l’ “allievo” è lavoratore a pieno titolo». In questo modo, svolgere un’attività «aiuta a rafforzare l’identità sociale e, al contempo, sollecita queste persone a scommettere su se stessi, sulle proprie capacità». Qualunque esse siano. Una ‘strategia’ che dà molti frutti perché «acquisire competenze pratiche contribuisce non solo ad accrescere i saperi, ma anche a garantire dignità sociale».