Non è più tempo di piazze piene e eventi commerciali affollati, questo è evidente per tutti, a causa della crisi economica che magari invita a spendere un po’ di meno. Ma le Fiere d’ottobre di Sassuolo non sono mai state soltanto un’occasione commerciale, quanto piuttosto un momento di incontro della comunità cittadina, alla riscoperta di se stessa, e anche un modo per aprire Sassuolo e le sue attrattive, che indubbiamente ci sono, ai visitatori vicini e lontani. E perciò fa male vedere il risultato di queste prime due fiere, poco più che deserte. La foto di piazzale Della Rosa deserto nella seconda domenica di ottobre, una giornata di pieno sole, dice più di mille parole. Nemmeno in piazza Piccola si è registrata un’affluenza degna di questo nome: appena sufficiente al mattino, veramente scarsa al pomeriggio.
Non basta la crisi economica a spiegare la disaffezione dei sassolesi per l’evento più atteso dell’anno; sono palesi gli errori nella proposta e nella programmazione da parte di chi ha curato l’organizzazione, amministrazione comunale e Sgp eventi, insieme alla fantomatica agenzia Cogli l’attimo by Frency, che ormai compare più del prezzemolo su ogni manifesto comunale. La scelta di svuotare la fiera di alcuni dei suoi eventi più apprezzati, come la Giornata del volontariato (che una volta era un week end) spostata a giugno per riempire i vuoti dell’assente programmazione estiva, e come la rassegna corale, per la prima volta da decenni tenuta in settembre, ha sicuramente avuto una parte; la testardaggine con cui viene richiesta l’occupazione di suolo pubblico alle associazioni di volontariato, convincendone più d’una a rinunciare ai banchi informativi e ai punti di ristoro sul territorio, ha contribuito a sua volta a desertificare un altro po’ il centro storico.
La scelta suicida di eliminare le navette bus gratuite da San Michele, frazione di quattromila persone che adesso fanno più fatica a arrivare in fiera, è un ulteriore motivo. La mancanza di qualunque evento di rilievo, una mostra, una rassegna, un’idea che vada oltre l’ordinaria amministrazione. Ora speriamo comunque che ci salvino, migliorando l’affluenza, le poche menti attive ancora in circolazione: speriamo nel festival del corto Ozu, in qualche incontro con l’autore di qualità (sebbene i primi appuntamenti non siano consolanti).
Alla base dell’insuccesso però c’è anche di più, la scelta di chiusura di una città che si specchia solo in se stessa: magari qualcuno ricorderà le iniziative di conoscenza con altri paesi europei delle Fiere di qualche anno fa. Qualcuno ricorderà piazzale Della Rosa affollato da migliaia di persone la domenica pomeriggio per “Sassuolo incontra la Spagna” e la grande paella in piazza. Oggi siamo nella situazione opposta, in cui Sassuolo è ritornata nelle mani dei sassolesi e solo loro: i cartelli con i mesi e le fiere in dialetto, le rassegne di tradizione e idioma locale a ogni angolo di piazza, sono l’ultimo e finale segnale di una città che non guarda più oltre il suo cortile. E sceglie di spegnersi lentamente, in una mesta cerimonia fra amici a cui non tutti, fra l’altro, sono invitati.
(Gruppo Consigliare PD)