Avanti, ma con cautela. Nel terzo trimestre dell’anno, il numero delle imprese iscritte al Registro delle Camere di commercio dell’Emilia-Romagna è aumentato di 1.134 unità, una variazione positiva dello 0,2 per cento rispetto al trimestre precedente. Al 30 settembre 2011, il totale delle imprese iscritte ammontava a 477.830. È quanto emerge da una elaborazione riferita al terzo trimestre 2011 del Centro Studi di Unioncamere Emilia-Romagna sulla base della banca dati Movimprese.
Da un lato, la crescita del numero delle imprese, seppur modesta, segnala una reazione positiva alle difficoltà della crisi ed un lento ricostituirsi del tessuto produttivo regionale, quantomeno in termini numerici, anche se si è ancora lontani dai livelli raggiunti nel triennio 2003-2005.
Dall’altro lato, nel trimestre preso in esame il numero delle iscrizioni (6.074) e delle cessazioni (5.002) è risultato particolarmente basso. L’indice di “turnover lordo”, somma delle imprese nate e di quelle cessate ed indicatore della dinamica imprenditoriale, si è attestato su livelli modesti, 2,3 per cento raggiungendo il livello più basso degli ultimi dieci anni. Ciò a segnalare una certa cautela degli imprenditori: si resta alla finestra, in attesa di vedere cosa accadrà nei prossimi mesi.
Rispetto allo scorso anno, il numero delle imprese emiliano-romagnole è aumentato dello 0,4 per cento: un saldo positivo corrispondente a 1.837 nuove aziende.
In Italia, negli ultimi dodici mesi l’incremento percentuale è stato lievemente inferiore, +0,3 per cento (+18.794 imprese).
La dinamica per forma giuridica
A sostenere la base imprenditoriale è la crescita delle imprese costituite in forma di società di capitale. Esse hanno fatto registrare un saldo positivo pari a 577 unità, con un aumento dello 0,6 per cento. Complessivamente le società di capitale rappresentano il 21,4 per cento delle imprese registrate. Le ditte individuali sono aumentate di 411 unità (+0,2 per cento).
Le dinamiche per settore di attività economica
Costruzioni (351 unità, +0,4 per cento), attività dei servizi di alloggio e ristorazione (297 unità, +0,9 per cento), commercio all’ingrosso e al dettaglio (197 unità, +0,2 per cento) e attività immobiliari (193 unità, +0,6 per cento) sono i settori di attività economica che hanno fatto registrare l’incremento assoluto più rilevante.
Ad essere più dinamici e in crescita sono dunque i comparti riconducibili ai servizi alle persone e al settore delle costruzioni. In quest’ultimo in particolare, si registrano numerose aperture di imprese da parte di soggetti già lavoratori dipendenti.
Solo due settori hanno segnato un calo della consistenza delle imprese registrate: agricoltura, silvicoltura e pesca (-90 unità, -0,1 per cento) e attività di trasporto e magazzinaggio (-30 unità, -0,2 per cento). L’agricoltura è caratterizzata da una progressiva tendenza alla riduzione del numero delle imprese, un dato non necessariamente negativo se sottintende un consolidamento delle imprese esistenti. Il settore dei trasporti è da tempo oggetto di una profonda ristrutturazione, la crisi ne ha accentuato ed accelerato l’evoluzione.
“Il bilancio tra aperture e chiusure di imprese resta attivo, ma si va riducendo l’afflusso di nuove imprese, una dinamica da seguire con grande attenzione.- ha commentato il presidente di Unioncamere Emilia-Romagna, Carlo Alberto Roncarati – Il principale fattore di stabilità della base imprenditoriale è da ricercare nella prolungata crescita delle imprese costituite in forma di società di capitale. Il secondo elemento di tenuta risiede nel contributo, ancora elevato, che le imprese individuali assicurano al flusso delle nuove iscrizioni. Il sistema imprenditoriale – conclude Roncarati – si trova in una fase di transizione nei confronti della quale occorre reagire proattivamente: da parte delle Camere di commercio vi è il massimo impegno nel sostenere il consolidamento delle imprese e nel favorire, a un tempo, la nascita di nuove forme imprenditoriali”.