Nel corso del Consiglio comunale di Carpi di giovedì 27 ottobre è stato presentato al civico consesso il progetto La Casa nella Rete. In aula ha introdotto il tema l’assessore alle Politiche sociali Alberto Bellelli, che ha sottolineato come il progetto comprenda un’analisi e un percorso dinamico sulle politiche abitative. “Il problema non è solo quello delle tante persone in graduatoria per un alloggio pubblico, quindi quantitativo, ma sondando in profondità il grave tema della casa va considerato che non ci sono solo gli alloggi popolari ma una vera e propria filiera abitativa: il tema va affrontato dunque anche in modo qualitativo, senza compartimenti stagni, in un contesto di crisi nel quale muta la situazione sociale. Il progetto in questione è un contenitore che definisce strumenti flessibili e diversificati per affrontare il problema, dall’affitto casa garantito agli ERS che si possono affiancare all’ERP. Il progetto, approntato dopo una lunga fase di confronto con la Fondazione Cassa di Risparmio, le associazioni dei piccoli proprietari e degli inquilini, i sindacati, gli enti territoriali, Acer, punta ad aumentare l’integrazione tra pubblico e privato per dare risposte più adeguate a chi pone oggi al mercato della casa domande diverse. Segnalo che il 2011 – ha detto Bellelli – sarà l’ultimo anno nel quale verrà finanziato dalla Regione il Fondo per l’affitto ma dallo stesso ente sono giunti impegni a perseguire l’housing sociale. La casa è un diritto ma a fronte di 350-380 euro al mese di affitto il limite Isee per la permanenza nella casa popolare è di 50 mila euro: credo si debba cominciare a pensare che questo è troppo alto”.
Arianna Agnoletto dell’assessorato alle Politiche abitative dell’Unione Terre d’Argine ha poi illustrato con l’aiuto di diapositive il progetto nel suo complesso. Dando al contempo molti numeri: ad esempio indicando in 75 mila il totale dei nuclei familiari che versano in Emilia-Romagna in una situazione di disagio abitativo, peggiorata dalla crisi economica in atto: 763 invece è il totale degli alloggi ERP (di Edilizia Residenziale Pubblica) nell’Unione (613 a Carpi, 74 a Campogalliano, 40 a Novi e 36 a Soliera), a cui si aggiungono 30 alloggi fuori ERP e 11 alloggi privati. Agnoletto ha poi descritto le modalità di accesso nei quattro Comuni dell’Unione a questi alloggi, evidenziato come più dei tre quarti dei residenti vi abiti da 10-20 anni e un 4% da più di 40 anni e come il canone di locazione mensile medio pagato da un inquilino ERP sia di 120 euro, mentre la metratura degli stessi alloggi sia adatta soprattutto a nuclei di 3-4 persone. Tra le prime 40 famiglie in graduatoria a Carpi però sono molte le famiglie numerose e i nuclei monogenitoriali che richiedono due camere da letto almeno e per queste tipologie il patrimonio immobiliare esistente è dunque inadeguato, tanto che rimangono disponibili alloggi per 1-2 persone soprattutto. Il normale turnover degli alloggi ERP esistenti consente poi di rispondere solo al 4-6% delle domande presentate ad ogni bando. Sono state invece 783 le persone che sono entrate nell’ultima graduatoria dei bandi ERP, mentre 767 hanno partecipato ai Bandi anticrisi della Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi (che ha stanziato 1,4 milioni di euro al fine) e 1700 sono stati infine i richiedenti il Fondo sociale per l’affitto, per contributi pari a 600 euro in media a nucleo familiare: dal 2000 al 2010 sono stati erogati complessivamente sotto quest’ultima voce 10,3 milioni di euro.
Il progetto La Casa nella Rete individua dunque come possibili soluzioni per affrontare le nuove dinamiche delle politiche abitative nuovi alloggi ERP e aiuti per pagare l’affitto ma anche alloggi in affitto a canone sociale, a riscatto, a tempo, aiuti per l’acquisto della prima casa, progetti di sostegno a chi la casa se la vuole costruire o vuole recuperarla, perfino il cohousing, una sorta di condominio solidale pensato per i giovani single. Puntando agli ERS, ovvero alloggi di proprietà pubblica o privata a cui si accede attraverso una graduatoria aperta e che possono essere finanziati da fondi immobiliari chiusi. Pensando ad una vera e propria Agenzia sociale per l’affitto a cui si accede attraverso un elenco di richiedenti, proseguendo così nell’esperienza dell’Affitto Casa Garantito che dal 2003-04 ha portato a 80 contratti, 40 dei quali ancora in essere oggi, favorendo con la garanzia dell’ente locale l’incontro tra domanda ed offerta e proponendo vantaggi per il proprietario e pigioni più basse per l’inquilino.
Ampio è stato il dibattito seguito alla presentazione del progetto: l’assessore Bellelli ha in primis risposto ad una serie di domande tecniche poste dai consiglieri, sottolineando come il tema dell’affitto concordato preveda una definizione degli stessi a cura delle parti sociali territoriali “e abbiamo sollecitato queste a definirli, visto che dal 2004 non sono stati aggiornati”; che gli alloggi autocostruiti non lo devono essere a cura del Comune ma degli stessi abitanti: “una villetta a schiera con questa tipologia produttiva costa 75 mila euro, all’ente locale spetta definire gli strumenti urbanistici”; che c’è bisogno di “usare meglio gli alloggi ERP che ci sono e di creare le condizioni per uscire da essi in un mercato calmierato e garantito, con investimenti mirati anche a favore dei disabili”. Rispondendo poi ad una sollecitazione del Presidente del Consiglio Giovanni Taurasi Agnoletto ha stimato un possibile abbassamento dei prezzi richiesti mediante nuovi affitti concordati, ora tra i 250-580 euro tra fascia minima e massima. “Il meccanismo dell’affitto concordato però è stato sconvolto dall’approvazione della cedolare secca da parte del Governo – ha chiosato l’assessore alle Politiche sociali dell’Unione Stefania Zanni – e a livello regionale stiamo lavorando per garantire giusto riscontro agli appartamenti che rispettano valori energetici più bassi”.
Gli interventi dei consiglieri sono stati aperti da Giorgio Verrini (ApC) che ha dal canto suo spiegato di essere stato impressionato dai dati contenuti nel progetto e che comunque il sistema è in crisi e va ridisegnato. Giliola Pivetti (capogruppo di ApC) ha invece richiesto alla Giunta comunale di impegnarsi “per dare gambe ad un sogno” e ha ricordato come il condominio condiviso si potesse portare a termine già in zona Cremeria, “tanto che a suo tempo si era realizzato un progetto di fattibilità per un edificio destinato ad anziani mentre ne sono stati lì costruiti altri che non servono a nessuno”. Pivetti ha poi registrato positivamente la proposta contenuta nel progetto dell’autocostruzione “che costruisce non solo case ma anche un tessuto sociale” e proposto di tenere conto nei nuovi regolamenti urbanistici “dei tanti alloggi di campagna disabitati che possono essere una risorsa”. “La politica poi deve mettere in campo azioni anche forti contro la Regione, per arrivare ad un abbassamento dei limiti Isee – ha concluso – che definiscono la permanenza o meno negli alloggi, anche coinvolgendo l’opinione pubblica”. Daniela Depietri (Pd) ha dal canto suo rammentato come in Italia sono il 4% degli alloggi siano sociali o pubblici e che quelli di proprietà sono l’81.5% del totale. “La Casa nella Rete dà risposte anche a chi ha alloggi sfitti, stimola la collaborazione. La mobilità dagli alloggi ERP è un problema da risolvere”. Lorenzo Paluan, capogruppo della Lista civica Carpi a 5 Stelle-Prc, ha invece sottolineato come il diritto alla casa non venga garantito a Carpi, tanto che nell’Unione c’è un alloggio ERP ogni 120-130 abitanti, mentre altrove questi dati sono minori. “C’è un ritardo e una mancanza di volontà da parte delle amministrazioni comunali precedenti e di quella attuale sul tema degli investimenti per acquistare o costruire nuovi alloggi popolari. Un ordine del giorno che chiedeva alla Fondazione Cassa di agire in questa direzione dopo esser stato votato qui non ha avuto risultati”. Roberto Arletti (Pd) ha ricordato anch’egli l’odg sull’housing sociale approvato l’11 giugno dell’anno scorso dal civico consesso spiegando come la Fondazione avrebbe potuto fare di più, investendo ad esempio nell’acquisto di appartamenti invece che nel dare contributi. “Faccio una proposta ai rappresentanti nominati dal Comune nel Consiglio di indirizzo della Fcrc: acquistare appartamenti da ristrutturare a cura del volontariato, magari per le giovani coppie, e dati in gestione ad Acer. Per la Fondazione – ha detto – vorrebbe dire un aumento del patrimonio e del valore detratte le spese”.
E se Marco Bagnoli (Pd) ha chiesto di dare ampio spazio nel Bilancio a queste politiche abitative innovative Roberto Benatti (PdL) ha polemizzato con altri assessori “che mentre Bellelli si assume un impegno e lo porta avanti passano il tempo a chattare”. Il capogruppo del PdL Roberto Andreoli ha esordito sottolineando positivamente come dopo molti anni la maggioranza condivida alcuni aspetti come la necessità di garantire un maggiore turnover nelle abitazioni ERP e un’agevolazione nelle graduatorie a chi da maggior tempo contribuisce alla comunità locale. “Finora nei bilanci abbiamo garantito spazi deficitari a questi temi. Se avessimo investito in modo diverso i 10,3 milioni di euro dati dal Fondo per l’affitto dal 2000 – ha detto – avremmo tolto in modo stabile tante famiglie dalle graduatorie. Bene comunque l’idea del progetto di avere un approccio ampio alle tematiche della casa e di unire i reali bisogni con le necessità del privato”.
Andrea Bizzarri, capogruppo dell’Idv, ha preso la parola per dire che chi rimane nelle case popolari per lungo tempo probabilmente non ha i mezzi economici per uscirne, ha citato l’esempio di Washington e poi ha detto che la politica dovrebbe incentivare con l’aumento della tassazione la vendita o l’affitto degli alloggi sfitti. Il capogruppo del Pd Davide Dalle Ave ha invece ribadito l’importanza di questo progetto per la sua capacità di diversificare le risposte a seconda dei bisogni e perché mette in relazione risposte integrate tra pubblico e privato. “E però negativo per gli enti locali il fatto che non venga più finanziato il Fondo per l’affitto nel 2011”. L’assessore Bellelli in sede di replica ha ringraziato per quanto in Consiglio era uscito nel corso del dibattito sul progetto, “piano che potrebbe anche servire a calmierare il mercato. In una crisi come quella attuale, che è una crisi di redistribuzione della ricchezza, l’obbligo delle politiche sociali e della pubblica amministrazione è quello appunto di dare strumenti per redistribuire le opportunità però e non i diritti, garantendo più equità. E gli investimenti in ERP sono importanti perché l’emergenza abitativa aumenta”. L’assessore dell’Unione Zanni infine ha ricordato come le persone che dieci anni fa entravano in una casa ERP ora non lo potrebbero più fare perché “le cose sono cambiate e c’è una vera emergenza sociale. In Regione lotto per fare sì che si possa modificare la legge su accesso agli alloggi popolari e decadenza dagli stessi. La filiera abitativa proposta dal progetto che avete discusso ora serve proprio a creare un ‘cuscinetto’ per chi esce dall’ERP: l’ideale sarebbe ragionare del tema non basandosi sull’appartamento ma sulle caratteristiche di chi ci abiterà e sui suoi problemi. Chiarisco però – ha concluso – che i 10 milioni di euro del Fondo affitto non potevamo usarli per gli investimenti e per costruire case. E sottolineo infine un aspetto: nel nostro territorio ci sono tante case costruite grazie ai Peep e anche questa modalità è social housing, così come la proprietà differita”.