(Adnkronos) – Via libera da parte dell’aula di Montecitorio al ddl stabilità, che diventa legge. Con il sì in tempi record, da parte di Montecitorio, il provvedimento ha ottenuto l’ok da parte dei due rami del Parlamento e attende solo la pubblicazione in gazzetta ufficiale.I deputati del Pdl hanno riservato una vera e propria standing ovation al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, al suo ingresso in aula. “Silvio, Silvio”, hanno gridato dai banchi della maggioranza . In aula Dario Franceschini, capogruppo del Pd, ha dichiarato: “Domani entriamo in un tempo nuovo. Berlusconi ha fatto nascere il bipolarismo e poi lo ha inquinato. Ora quella stagione è finita e tutti siamo chiamati a ricostruire sulle macerie”. Ora “entriamo in una di transizione. Il Pd sarà dentro questa fase con la forza, la stabilità e l’unità dimostrata in questi mesi, sapendo che siamo avversari e torneremo ad esserlo. Ma ora tutti noi siamo chiamati a iniziare questo percorso ricostruzione e a dimostrare di esserne all’altezza”.
Scroscianti applausi dai banchi del centrosinistra hanno sottolineato la fine della dichiarazione di voto di Franceschini. Ma dai banchi del centrodestra, in particolare dai settori della Lega, sono partiti gli urli di deputati che hanno invocato “elezioni, elezioni”. Da parte sua Fabrizio Cicchitto , nel suo intervento alla Camera, ha dichiarato che gli esponenti del Pdl non arriveranno ad un governo di emergenza “come penitenti che chiedono scusa”. ”Non abbiamo ragioni per chiedere scusa, perché voi – ha detto il capogruppo del Pdl rivolgendosi all’opposizione e in particolare al Pd – siete sempre stati contro le tendenze di miglioramento e razionalizzazione della società”. “Si è dimesso pur non avendone l’obbligo”, ha sottolineato Cicchitto a proposito delle dimissioni di Berlusconi. A quel punto tutti i deputati della maggioranza si sono alzati in piedi scandendo il nome del presidente del Consiglio e applaudendo. Il premier, visibilmente emozionato, si è alzato dal banco del governo ricevendo l’omaggio dei parlamentari che lo hanno sostenuto, con un leggero inchino, come un attore al termine dell’opera.