Quella che andrà in scena domenica 13 novembre a Vezzano sul Crostolo (ore 21, Teatro Manzoni, ingresso gratuito) sarà la 61.ma replica di “Mafie in pentola. Libera Terra, il sapore di una sfida”.
La provincia di Reggio Emilia è quella che più di tutte ha ospitato lo spettacolo di teatro civile-gastronomico interpretato da Tiziana Di Masi, a dimostrazione di un impegno sociale contro i fenomeni mafiosi, purtroppo ben radicati in zona, culminato nella firma del patto “Alleanza contro le mafie” siglato alcuni giorni fa nel capoluogo di provincia.
L’Amministrazione comunale, che ha organizzato la serata, ha voluto così sottolineare, all’interno della fiera di San Martino in programma nel fine settimana, la propria adesione alle varie iniziative contro le mafie. Sempre domenica, l’associazione “Libera”, tra i promotori del patto e ispiratrice dello spettacolo, sarà presente a Vezzano con il proprio stand informativo.
Scritto dal giornalista Andrea Guolo, Mafie in pentola – Libera Terra, il sapore di una sfida è il racconto di un viaggio all’interno delle cooperative di Libera dove, sui terreni un tempo in mano alle mafie, è nata una “bella economia” i cui cardini si chiamano agricoltura biologica, qualità, lavoro e rispetto delle leggi. È uno spettacolo che si fonda sulla speranza e sulla rinascita, perché la terra non smette mai di rigenerarsi, basta concederle la possibilità.
Ed ecco che nella Piana di Gioia Tauro, dagli ulivi abbattuti dalla ‘ndrangheta per ricavarne legname e non cederlo alle cooperative, si originano quei polloni che daranno l’olio della speranza; ecco i vigneti bruciati dalla sacra corona unita in Puglia che tornano a fiorire e a regalare un grande vino; ecco in Sicilia l’affermazione di un’agricoltura che rompe il muro delle regole mafiose e versa finalmente i contributi ai lavoratori.
È uno spettacolo sul gusto e su alcune tra le eccellenze del nostro settore agroalimentare. Con un’interpretazione capace di sfumare dal drammatico al brillante e attraverso il coinvolgimento diretto del pubblico, chiamato sul palco ad assaggiare i prodotti, non “chiude” lo stomaco dello spettatore, bensì stimola la sua “fame” di legalità e di cose buone.
Il cibo si fa memoria e occasione di riscatto sociale.