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Spesa Pubblica: Pignedoli (PD) ha presentato a Reggio la proposta di riforma

Spending Review, letteralmente la revisione della spesa pubblica, è la parola d’ordine tra le istituzioni in questo momento di forte crisi per il Paese ed è “inevitabile e doveroso introdurre quelle misure che possano rendere più efficienti e più efficaci le nostre norme” come ha affermato il segretario provinciale dl PD Roberto Ferrari. L’agricoltura vuole dare il buon esempio, perché se è vero che quello agricolo è un settore troppo spesso sottovalutato, oggi, è necessario rivederne l’utilità in quanto siamo convinti che l’agroalimentare abbia buone possibilità di contribuire alla crescita dell’Italia.

Questo il concetto dal quale hanno preso le mosse ieri all’hotel Europa di Reggio Emilia, Roberto Ferrari, Sergio Nasi e i senatori Pd Leana Pignedoli e Enrico Morando, intervenuti all’incontro promosso dalla parlamentare reggiana e dall’esecutivo provinciale PD, intitolato: “Spending Review: cominciamo dall’Agricoltura – Presentazione della proposta di riforma degli Enti agricoli Ministeriali”.

L’agricoltura Italiana si colloca oggi agli ultimi posti in Europa per la redditività ed è per questo che il Gruppo PD al Senato, e in particolar modo Leana Pignedoli, sono voluti entrare nel merito della spesa pubblica per questo settore scoprendo che, come ha affermato la stessa Pignedoli, prima firmataria del disegno di legge, “il settore agricolo alimentare italiano sconta oggi, rispetto ad una nuova crescente domanda dei mercati, rilevanti deficit di competitività: insufficiente integrazione, insufficiente innovazione, insufficiente (in alcuni segmenti)produttività, insufficiente internazionalizzazione (con alcune importanti eccezioni settoriali) e insufficiente efficienza nella gestione dei costi. Una serie di criticità – prosegue la senatrice emiliana – che il sistema agricolo italiano si trascina da diversi anni, fase in cui sono nati e proliferati Enti vigilati dal Ministero dell’Agricoltura quali strumenti di supporto per accrescere la capacità competitiva del settore. Oggi gli Enti Agricoli di interesse nazionale sono tredici e si occupano fondamentalmente di quattro grande aree di attività: la raccolta e trattamento di informazioni per le diverse pubbliche amministrazioni, la ricerca, la gestione e controllo dei flussi delle risorse di origine PAC e servizi finanziari o di altra consimile natura”.

A entrare nel merito della questione della proposta di riordino di questi Enti è Sergio Nasi, che ha sviluppato la proposta dal punto di vista tecnico e che afferma “nell’analizzare i sette enti più rilevanti dal punto di vista dimensionale le criticità più ricorrenti e rilevanti sono: grave situazione patrimoniale e gestionale, vaste aree di sovrapposizione e duplicazione nelle attività, assente misurazione di “utilità” e disarmonia istituzionale tra l’assetto nazionale degli Enti e, infine, l’esecutività regionale delle competenze in materia agricola.

Le risorse costantemente investite derivanti dalla somma dei loro attivi patrimoniali sono pari a 3,5 MD di euro e se consideriamo che il Bilancio Annuo del Ministero Politiche Agricole e Forestali è pari a circa 1,2 MD è facile intuirne l’eccessivo impiego di risorse. Attraverso il disegno di legge per il riordino degli Enti Ministeriali – prosegue Nasi – miriamo a ristrutturare l’intero settore agroalimentare attraverso un vero e proprio “piano industriale” tendente ad una maggiore efficienza, minor costo, misurazione dell’efficacia e quindi allineare gli obiettivi economici per il settore agricolo rispetto ad interessi di carattere più generale, L’ipotesi in concreto è di ridurre la questione a soli quattro enti che faranno riferimento a: flussi pac, servizi finanziari, ricerca e informazioni”. Un riordino corposo e complesso, ma necessario.

Come ha concluso il sen. Enrico Morando: “Lo sviluppo deve essere qualitativo e non solo quantitativo. Lo stato deve fare il suo lavoro nel modo migliore, non affidare tutto al mercato.

Lo sviluppo economico, la crescita, la produttività necessita di spesa pubblica. Ma è necessario capire come si spende e cosa si ricava e il risultato deve essere positivo. In agricoltura non é detto si spenda troppo, ma di certo si spende male. E così come in questo settore serve una revisione integrale della spesa pubblica, non solo adottata da tutti i paesi europei più efficienti con enormi successi, ma soprattutto richiesta dall’articolo uno della manovra Monti, finalmente dalla legge dello stato”.

















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