Le vicende che contraddistinguono questo periodo segnato da una delle più gravi crisi economiche che toccano il paese hanno inevitabilmente portato all’esigenza di rivisitare e innescare interventi di contenimento della spesa pubblica.
Aldilà di questo indesiderato contesto dai confini internazionali, per la Pubblica amministrazione vi è il bisogno di adeguarsi ai tempi, di far fronte ai rapidi cambiamenti di portata epocale che coinvolgono la nostra società, e che dovrebbero portarci a rafforzare politiche di più ampia portata anche a livello europeo, non limitarci ai soli fattori economici.
Ma dobbiamo altresì riconoscere che certe situazioni negative presenti nella Pubblica amministrazione era ed è obbligo affrontarle.
Per questa ragione vogliamo anche essere provocatori:
Se su tutto il territorio nazionale gli enti pubblici avessero intrapreso i provvedimenti che in questi anni sono stati adottati in molte nostre realtà compresa la Provincia di Reggio Emilia non ci troveremmo sicuramente in queste condizioni che spesso hanno prodotto pesanti strumentalizzazioni.
Queste strumentalizzazioni sono state estese poi in modo del tutto ingiustificato anche ai tantissimi dipendenti pubblici che ogni giorno hanno fatto e continuano a fare il loro dovere con grande senso etico e civico nonostante un apparato burocratico che troppo spesso frena invece di sostenere, svilisce invece di valorizzare la professionalità dei dipendenti.
E se vi sono queste realtà positive è merito di scelte politiche evolutesi nel confronto con le parti sociali, del rispetto delle intese e di corrette relazioni sindacali, di importanti accordi capaci di coniugare il miglioramento del servizio pubblico e le tutele dei lavoratori.
Il fatto purtroppo che occorra intervenire sulla spesa pubblica, come di frequente accade in Italia anziché innescare un dibattito serio, ha portato a ricercare un capro espiatorio.
Si è proceduto con slogan o misure fuor di logica mettendo le Amministrazioni provinciali nell’occhio del ciclone con ipotesi sul loro futuro spesso più demagogiche o giornalistiche che non di merito in quanto poche voci si soffermano sulle importanti funzioni svolte.
In questo contesto i dipendenti delle Province sono i soggetti più sotto pressione… sottoposti a continue congetture sulle loro prospettive di lavoro e tirati per la giacchetta tra chi li considera “improduttivi” e chi utilizza a volte strumentalmente le loro legittime preoccupazioni.
La Cisl FP non ha bisogno di ricordarsi soltanto in questi frangenti delle professionalità altamente specializzate che la Provincia esprime: dalla formazione professionale, di programmazione scolastica educativa sociale e sanitaria e di sicurezza , ai centri per l’impiego, ai lavori pubblici infrastrutture e mobilità, alle attività produttive e turismo, all’agricoltura, all’ambiente, alla vigilanza, agli affari generali… passando per tutti, tutti gli altri settori o aree dell’ente.
Il dibattito a nostro avviso dovrebbe essere più incentrato su un riordino di tutte le pubbliche amministrazioni funzionale alle esigenze delle comunità (cittadini ed imprese) un riordino efficace e ben ponderato che elimini sovrapposizioni e doppioni, che riduca il numero dei parlamentari, che tagli la cattiva spesa pubblica utilizzando parte dei risparmi anche per finanziare la retribuzione dei dipendenti già penalizzati dal blocco dei contratti.
Occorre ridurre il numero dei dirigenti, non è possibile che su base nazionale vi sia 1 dirigente ogni 3 dipendenti, quando invece nelle realtà come la nostra, ove l’erogazione di servizi riscuote un giudizio positivo, è presente il rapporto di un dirigente ogni 45-50 dipendenti.
Ed ancora, appalti da ridiscutere, società partecipate da smantellare in quanto troppo spesso nate per creare posti fittizi e i cui costi si fanno sentire pesantemente sulle tasche dei cittadini.
Certamente è sbagliato procedere a suon di decreti scoordinati tra loro e che producono soltanto le attuali incertezze e preoccupazioni occupazionali ed organizzative.
Al momento l’unica cosa certa è che oggi ci troviamo di fronte ad un decreto del presidente del Consiglio Monti che non sopprime formalmente le Province, ma che stabilisce che “spettano ad esse esclusivamente le funzioni di indirizzo e di coordinamento delle attività dei Comuni… nelle materie e nei limiti indicati con legge statale o regionale”.
Nei confronti di questo decreto ci risulta ci sia un ricorso di incostituzionalità presentato da alcuni Regioni (non la nostra) che seguirà il suo iter.
E’ evidente che la legge non scende nel dettaglio del riordino e che lascia un cantiere aperto che le Regioni in particolare dovranno affrontare sulla base di un progetto complessivo.
Questo progetto, a nostro avviso, non può che essere oggetto di un percorso di confronto che porti alla condivisione con le organizzazioni sindacali.
Per perseguire questi obiettivi abbiamo già richiesto alla Regione Emilia-Romagna l’attivazione di un percorso di confronto ad hoc, in particolare alla Vice Presidente regionale Simonetta Saliera che ha tra le sue deleghe quella al riordino istituzionale, la quale ci ha dato la sua disponibilità ad incontrarci a breve condividendo l’urgenza di “aprire un serio confronto con le parti sociali per garantire la quantità e la qualità dell’occupazione lavorativa e far procedere di pari passo la necessaria innovazione istituzionale e amministrativa”.
Come Cisl Funzione Pubblica vogliamo essere parte attiva in questo cantiere, per tutelare i lavoratori, il loro lavoro e i servizi che rendono a cittadini ed imprese. Anche perché riteniamo indispensabile che i centri decisionali siano rappresentativi e vicini al territorio che li esprime.
E’ per questo che abbiamo -da subito- seguito ed approfondito la materia, sia dal punto di vista della costituzionalità che della funzionalità, con un occhio attento in primis alla salvaguardia dei posti di lavoro, congiuntamente alla qualità dei servizi offerti alle comunità.
Gli obiettivi – concreti e chiari – che come Cisl perseguiamo sono:
• Per quanto riguarda i posti di lavoro:
• nessun posto di lavoro pubblico (a tempo indeterminato o determinato) deve essere a rischio;
• salvaguardare la territorialità e le competenze professionali dei lavoratori interessati;
• nessun lavoratore dovrà essere sottoposto a processi di mobilità obbligatoria;
• devono essere salvaguardati gli attuali livelli retributivi e di produttività;
inoltre
• Consentire lo snellimento delle strutture e la semplificazione delle procedure nell’ottica di dare risposte più immediate a cittadini ed imprese
• Creare risparmi sui costi della politica, sugli appalti, sulle consulenze con conseguente valorizzazione delle professionalità interne, e sulle spese di gestione e funzionamento delle macchine amministrative.
Noi siamo pronti a metterci la faccia con idee e proposte concrete, ed è giusto che la politica faccia altrettanto. Per questo motivo auspichiamo che momenti di confronto come quello promosso in data odierna costituiscano occasione per dare inizio ad una reale svolta per il nostro Paese e permettano di mettere in atto un reale cambiamento capace anche di avere il coraggio di entrare nel merito della complessità dei problemi, di fare dei distinguo, e di tener conto delle realtà virtuose.
Riteniamo pertanto indispensabile uscire da questa situazione di crisi con una Pubblica Amministrazione efficiente in grado di contrastare incisivamente l’evasione fiscale, di divenire un autentico volano per uno sviluppo sostenibile, anche ambientalmente, e per la crescita di tutto il nostro paese.