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Frena l’export emiliano romagnolo

I dati Istat delle esportazioni delle regioni italiane relativi al terzo trimestre del 2011 presentano ancora risultati positivi per quelle emiliano-romagnole, che sono risultate pari a 12.067 milioni di euro, con un aumento del 9,7 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Si tratta, però, di una variazione a una cifra e sensibilmente inferiore a quella messa a segno nei due trimestri precedenti, quando la crescita era stata del 19,2 e del 14,7 per cento. E’ quanto evidenzia una elaborazione dell’area studi e ricerche di Unioncamere Emilia-Romagna che sottolinea ancora come il risultato sia analogo a quello riferito al complesso del commercio estero nazionale, che segna un incremento del 9,6 per cento.

Il dato regionale sembra porre fine alla fase di forte crescita delle esportazioni registrata tra il secondo trimestre del 2010 e il primo del 2011.

La variazione è inferiore a quella messa a segno nel trimestre precedente, quando la crescita era stata del 19,2 per cento. Il risultato è comunque migliore di quello riferito al complesso del commercio estero nazionale, che segna un in-cremento del 13,5 per cento.

Man mano che la buona ripresa ha riportato le esportazioni in prossimità dei precedenti livelli massimi toccati tre anni fa, il tasso di crescita tendenziale si è andato riducendo, anche se si mantiene tuttora su livelli elevati.

I settori

I risultati positivi arrivano dai “mezzi di trasporto” (+18,8%), “macchinari e apparecchiature” (+17,3%) e “tessile, abbigliamento, cuoio e calzature” (+15,3%). Buona anche la crescita delle esportazioni dell’industria “alimentare e delle bevande” (+11,6%). I primi due settori hanno messo a segno incrementi delle vendite all’estero notevolmente superiori a quelli conseguiti dagli stessi a livello nazionale. Grazie a questi successi, però, le esportazioni regionali corrono il rischio di caratterizzarsi secondo una “monocultura” meccanica”.

Per la prima volta dal primo trimestre 2010, alcuni settori hanno registrato una diminuzione delle esportazioni: le flessioni sono marcate per l’agricoltura silvicoltura e pesca (-9,1%), i “prodotti di minerali non metalliferi” (-8,9%) e l’aggregato “apparecchiature elettriche, non elettriche per uso domestico, elettronica, ottica, elettromedicale e apparecchi di misura” (-7,2%).

Le destinazioni

L’export rivolto ai mercati europei, pari al 66,5 % del totale, è cresciuto (+12,2%) più del complesso delle esportazioni. Un risultato particolarmente positivo è stato conseguito dalle vendite nei paesi non appartenenti all’Unione europea. In Russia e Turchia gli aumenti dalle vendite regionali sono stati rispettivamente pari al del 21,0 e del 38,2 %.

Le esportazioni regionali destinate all’Unione europea, pari al 55%, hanno mostrato una minore dinamica (+10,6%).

Al contrario, sui mercati americani le esportazioni regionali sono aumentate dell’8,3 %, un dato inferiore a quello complessivo regionale e peggiore rispetto a quello nazionale.

La crescita delle vendite regionali sui mercati asiatici è stata ancora minore (+4,6%), ad essi è stato indirizzato il 16,5% delle esportazioni. L’andamento sui mercati dell’Asia è stato sensibilmente migliore per le vendite nazionali.

















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