Sedici anni di reclusione: questa la condanna pronunciata dal Tribunale di Torino per i due imputati di quello che è diventato per tutti il “processo Eternit” per disastro ambientale doloso e omissione volontaria delle cautele antinfortunistiche nei luoghi di lavoro. Ecco la dichiarazione dell’assessore regionale Pd Gian Carlo Muzzarelli:
«Non è mia abitudine commentare le sentenze, ma questo processo è, insieme a quello Thyssenkrupp, un punto di svolta per la giurisprudenza e, soprattutto, un severo monito per chi fa impresa in modo irresponsabile. I numeri del processo Eternit sono agghiaccianti. Le parti civili erano 6392, quasi tremila i morti e i malati per la fibra killer, almeno 2300 le vittime negli stabilimenti italiani, a partire dal 1952, di Casale Monferrato (Alessandria), Cavagnolo (Torino), Rubiera (Reggio Emilia) e Bagnoli (Napoli). A quanto hanno riportato le agenzie il dispositivo fa una distinzione tra gli stabilimenti italiani, dichiarandoli colpevoli per quanto riguarda Casale Monferrato e Cavagnolo, mentre il reato sarebbe estinto per prescrizione per gli stabilimenti di Rubiera, in Emilia Romagna, e Bagnoli, in Campania.
In ogni caso, l’elenco delle parti civili è davvero impressionante: una lunga serie di persone che hanno perso la vita perché lavoravano in condizioni, evidentemente, non idonee. Come ha ricordato il senatore Casson, la settimana scorsa il Senato ha approvato all’unanimità una risoluzione del Pd volta a far partire concretamente il Fondo vittime amianto, a imporre censimento e bonifica dei siti inquinati, ad eliminare quella burocrazia ali che tende a negare quanto dovuto alle vittime dell’amianto. Mi auguro che al più presto questo venga realizzato, perché non è accettabile che si metta a repentaglio la vita delle persone, lucrando sulla salute dei lavoratori.
Non entro nel merito della pena, ma la condanna sta suscitando reazioni unanimi, che superano muri e steccati della politica e geografici: “giustizia è fatta”, dicono tutti, a partire dai familiari delle vittime, i più commossi. Per me è quello che conta è che sia stato ribadito che la salute viene prima del guadagno facile, e che non si gioca sulla pelle delle persone. Il cammino compiuto dalla nostra Regione in questi anni per la sicurezza sul lavoro va in questa direzione. E’ la dimostrazione più concreta di ciò che intendiamo dire quando parliamo di sviluppo sostenibile e di responsabilità d’impresa. Diritti, salute, equità. Non sono cose astratte».