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Il Pd aderisce al presidio per la liberazione di Andrea e Senad

Tra le associazioni che si stanno mobilitando per far uscire dal Cie Andrea e Senad, ma soprattutto, per una loro regolarizzazione, c’è anche il Pd che con il suo Forum immigrazione aderisce al presidio davanti all’ufficio del Giudice di pace organizzato per la mattinata di lunedì prossimo. La storia di Andrea e Senad è, per molti versi, emblematica: sono nati e cresciuti in Italia, a Sassuolo, e i loro genitori di origini bosniache non li hanno mai naturalizzati nel loro paese. Ora che i genitori, ambulanti, hanno perso il lavoro sono piombati nella clandestinità e con loro, i loro figli. Andrea e Senad dal 10 febbraio sono rinchiusi nel Cie di Modena in attesa di una espulsione che non avverrà mai, visto che per la Bosnia Erzegovina non esistono nemmeno. “Il Forum immigrazione del Pd provinciale – spiega Elena Gazzotti, responsabile dello stesso Forum – vuole che venga fatta chiarezza ed esprime la sua solidarietà per quanto i due ragazzi stanno vivendo”.

E’ la ragione per cui il Forum sarà presente al presidio organizzato per lunedì 12 marzo davanti alla sede del Giudice di pace in via San Pietro 1, a Modena. Insieme al Pd ci saranno rappresentanti di Rete Primo Marzo, Arci, L’ Italia sono anch’io, LasciateCIEntrare, associazione Giù le Frontiere, Associazione Interculturale DAWA, Associazione Donne nel Mondo e tutti i cittadini che vorranno unirsi.

“La situazione di Andrea e Senad – continua Elena Gazzotti – prefigura uno scenario preoccupante anche considerando che l’Osservatorio sull’immigrazione della Provincia ci ha segnalato l’aumento di bambini apolidi nella nostra provincia, apolidi perché nati in Italia da genitori stranieri di cittadinanze diverse, che rischiano appunto come questi due ragazzi di essere privi di alcun tipo di tutela. Esprimiamo quindi tutta la nostra preoccupazione per questa situazione assurda e ingiusta che testimonia l’urgenza che il Parlamento modifichi la legge sull’acquisizione della cittadinanza italiana riconoscendo il diritto di cittadinanza a chi nasce e cresce in Italia, le cosiddette seconde generazioni. La norma attuale – conclude Elena Gazzotti – è profondamente iniqua e penalizza di fatto persone integrate sul nostro territorio, su cui abbiamo investito in termini di istruzione, formazione, servizi, con cui abbiamo relazioni di amicizia e condividiamo i luoghi di vita quotidiana”.

Il 6 marzo sono state depositate a Montecitorio quasi 110mila firme per la proposta di legge di iniziativa popolare fatta dal comitato “L’Italia sono anch’io”. L’auspicio è che l’iter legislativo possa essere avviato al più presto, forte anche di tutto il consenso che i cittadini italiani hanno voluto esprimere in questi mesi.

















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