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Ogni anno 4.000 decessi causati dalle polveri sottili

Sono ben 721 le vite umane che ogni anno si salverebbero se le concentrazioni di polveri fini, nelle città italiane, si mantenessero entro i limiti che l’Unione europea ha fissato per il 2010. E’ uno dei dati presentati a Bologna, nel corso del Convegno “Ambiente, Economia e Salute organizzato da Arpa Emilia-Romagna, dall’Associazione italiana Studio Tosse e dalla Regione Emilia-Romagna.


Oltre alle polveri fini (PM10), che ogni anno provocano 884 decessi, i pericoli maggiori per la salute vengono dal biossido d’azoto (2.012 decessi/anno) e dal monossido di carbonio (1.897 decessi/anno). Gli stessi inquinanti hanno fatto impennare il numero dei casi di malattie respiratorie (+ 50% nell’ultimo ventennio): asma, bronchite, infiammazione delle alte e basse vie aeree, fenomeni allergici, ipersensibilità e tosse. Gli effetti sulla salute dell’inquinamento dell’aria nelle città non è stato l’unico tema del Convegno, che ha affrontato il problema in modo multidisciplinare.

Tra gli interventi di maggior interesse della prima giornata, quello di Shankar Prasad, del California Air Resources Board, che ha raccontato con dati alla mano come la riduzione degli inquinanti sia possibile anche in grandi metropoli come Los Angeles, dove i problemi degli anni ’80, causati dalle altre concentrazioni d’inquinanti come piombo, biossido d’azoto e biossido di zolfo, siano ormai un ricordo. Interessante le considerazioni di Prasad sulle polveri fini. In California il rischio di ammalarsi di tumore provocato da inquinamento dell’aria negli ultimi 3 anni è diminuito del 50% (grazie alla generalizzata diminuzione dei composti tossici in aria), contro una riduzione di solo il 20% delle concentrazioni di polveri fini. Questo dimostra che non è solo la quantità di polveri fini ad essere potenzialmente pericolosa, ma un ruolo determinante lo svolgono gli inquinanti che le polveri contengono. Diminuendo i veleni in atmosfera, le polveri fini diventano meno pericolose.

















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