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Modena: prima mostra nazionale sulla psichiatria

In occasione della prima Festa Tricolore che si tiene presso la Borsa merci di via canaletto 80, viene allestita la prima ‘Mostra internazionale sulla psichiatria: abuso dei diritti umani. Scopo della mostra, la cui inaugurazione avviene oggi alle 18.30, è accrescere la consapevolezza pubblica e far si che i diritti umani, nel campo della salute mentale, siano un fatto.


Secondo alcuni psichiatri, le malattie mentali stanno raggiungendo proporzioni epidemiche, colpiscono una persona ogni cinque e probabilmente sono la causa dei problemi della società.
Nel 1970 alcuni psichiatri affermarono che esisteva una nuova malattia psichiatrica dell’infanzia: i bambini distratti, disattenti e molto, troppo vivaci, erano di fatto dei malati. La malattia prese poi il nome di ADHD (attention deficit hyperactivity disorder – disturbo da deficit di attenzione e iperattività).
Nei soli USA, i bambini diagnosticati come affetti da ADHD e sotto terapia, erano già 150,000 nel 1970, mezzo milione nel 1985, un milione nel 1990, e sono 6 milioni oggi: il12-13% dell’intera popolazione infantile scolastica di quella nazione.

Oggi in Italia s’incomincia a parlare di ADHD, di “malattia”, lo psicofarmaco usato per curare questa fantomatica malattia è stato approvato dal nostro Ministero della Salute; vi sono almeno due centri di sperimentazione attivi e sedicenti organizzazioni scientifiche si stanno dando da fare per diffondere a medici, insegnanti e genitori, il verbo secondo il quale questi fanciulli devono essere “curati”.

La mostra è una denuncia visiva di quello che la psichiatria ha fatto dall’origine degli ospedali psichiatrici ai giorni nostri. Vale la pena si soffermarsi a pensare se, le parole dette da John Rawlings Rees, co-fondatore della WFMH, nel 1940 durante un congresso: “Dobbiamo mirare a far si che la psichiatria permei qualsiasi attività educativa nella nostra vita… le due più facili sono l’educazione e la religione, le due più difficili sono la giurisprudenza e la medicina…”, siano al giorno d’oggi attuali come allora.

















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