In una fase così grave ed emergenziale per la nostra provincia, la rete Primo marzo ha deciso di rinviare a data da destinarsi l’assemblea pubblica “Quali alternative ai Cie?” fissata per il 7 giugno alla Casa delle culture di Modena.
Prendendo atto delle nuove scosse avvenute nel territorio e del rinnovarsi del dramma sismico che ha colpito tutti i cittadini, vogliamo comunque sottolineare l’importanza di un sostegno ai tanti migranti che sono rimasti senza casa o lavoro e che attualmente vivono nelle tendopoli, nonché l’urgenza di azioni di controllo anche sulle strutture di detenzione amministrativa quali i Cie di Modena e Bologna alla luce dell’evacuazione prevista per il carcere modenese.
A tutti i migranti va la nostra più forte solidarietà: per questo la rete Primo Marzo ha aderito alla richiesta urgente di una moratoria per i permessi di soggiorno in Emilia, nelle aree colpite da terremoto.
Chiediamo al Governo e a tutte le autorità competenti di agire subito affinché:
Alle immigrate e agli immigrati residenti nelle zone terremotate sia garantito il rinnovo del permesso di soggiorno e della carta di soggiorno, anche se nei prossimi due anni non saranno in grado di soddisfare i criteri di lavoro, reddito, abitazione previsti dal testo unico sull’immigrazione.
Per le immigrate e gli immigrati residenti nelle zone terremotate, sia cancellata per i prossimi due anni la tassa di rinnovo del permesso;
A tutti sia garantito un uguale trattamento nei soccorsi e nell’assistenza, indipendentemente dal possesso di un permesso di soggiorno.
Non siano effettuati nuovi ingressi nei Cie di Modena.
Da tempo la rete Primo Marzo studia e denuncia il razzismo istituzionale, ossia l’insieme di norme, politiche, procedure e prassi amministrative che aggravano la disuguaglianza tra popolazione autoctona e immigrata, tra fasce deboli e popolazione agiata.
La Legge Bossi-Fini è uno dei più gravi esempi di razzismo istituzionale made in Italy poiché prevede disposizioni incostituzionali che fabbricano clandestinità, precarietà e insicurezza. Occorre ripensare dalle fondamenta le politiche dell’immigrazione e in special modo quelle relative al permesso di soggiorno che andrebbe svincolato dal contratto di lavoro.
Bisogna lavorare affinché le istituzioni si facciano includenti, promotrici di una cittadinanza attiva che non escluda per ragioni di “sangue”. E tutto ciò non solo in nome dell’equità e della giustizia, ma anche perché il conto presentato dalla marginalità e dall’esclusione sociale alla fine viene pagato da tutti anche se non a tutti questa cosa è chiara.
La rete Primo marzo promuove una serie di azioni per prevenire e contrastare azioni discriminatorie ai danni dei migranti e vigila affinché le istituzioni garantiscano a tutti una piena cittadinanza.