Migliorare la propria condizione economica, cercare un lavoro e dare un futuro migliore ai propri figli. Sono le tre principali motivazioni alla base della decisione di emigrare dei lavoratori stranieri residenti a Modena così come emergono dal primo Rapporto dell’Osservatorio provinciale dell’immigrazione curato da Claudio Marra, del dipartimento di Economia politica dell’Università, e presentato nel corso del convegno promosso dalla Provincia ‘La popolazione straniera a Modena: analisi e prospettive‘ che si sé svolto oggi.
Sulla base di 403 interviste, infatti, risulta che uno straniero ogni due, tra quelli regolarmente impiegati in aziende del modenese, aveva già un’occupazione nel paese d’origine, soprattutto nel settore industriale o nei servizi. L’obiettivo di migliorare la condizione economica è stato indicato dal 29 per cento degli intervistati, la ricerca di un lavoro dal 27 per cento, il futuro dei figli dal 16 per cento. Sette stranieri su dieci, inoltre, hanno spiegato di essere giunti a Modena dopo aver abitato in altre realtà italiane.
Rispetto all’inserimento sociale, il primo degli elementi indicati dagli intervistati come fattori che possano creare problemi in tal senso è la difficoltà a trovare casa (uno su quattro), seguito, in ordine decrescente, dalla eccessiva distanza tra l’abitazione ed il posto di lavoro (17,4 per cento), dall’ostilità e dalla diffidenza della popolazione verso gli stranieri (13,1 per cento) e dalla cattiva qualità dell’abitazione (10 per cento). Il quadro, comunque, è articolato e si differenzia a seconda dell’anzianità d’immigrazione.
“Dai dati dell’indagine, ma anche dal confronto con altre realtà, emerge un buon livello di integrazione – commenta l’assessore provinciale al Lavoro e all’immigrazione Fabrizio Righi – dovuto sia all’attività delle istituzioni locali, che non si sono limitate alle politiche di “prima accoglienza”, sia alla propensione delle imprese a offrire condizioni regolari di lavoro, grazie anche alla presenza radicata di un sindacato attento al rispetto dei diritti di tutti i lavoratori. Le nostre imprese, però, continuano ad avere una forte capacità attrattiva e un bisogno di mano d’opera che non può che essere soddisfatto che dall’estero, come dimostrano gli appelli degli industriali che proprio in questi giorni chiedono un aumento delle quote. Dobbiamo attrezzarci quindi – aggiunge Righi – per rispondere nel modo più opportuno a un ulteriore aumento dell’immigrazione sia per quello che riguarda i servizi (casa, scuola, mediazione culturale) sia per la formazione dei lavoratori”.