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Research to Business, ricercatori al lavoro per la sicurezza degli edifici dopo il terremoto

La terra trema, la ricerca risponde. Così, a pochi giorni dal terribile sisma che ha colpito l’Emilia-Romagna, la Rete regionale dell’alta tecnologia si presenta Research to Business con un’innovazione capace di dare una risposta all’esigenza di sicurezza degli edifici, sempre più pressante anche per chi non è stato direttamente colpito dalla tragedia.

A svilupparla, il Ciri (Centro interdipartimentale di ricerca industriale su edilizia e costruzioni) dell’Università di Bologna, parte del tecnopolo di Bologna e “nodo” della piattaforma costruzioni, diretta e coordinata dal professor Marcello Balzani.

Dal ponte di Manhattan alle scuole bolognesi. I ricercatori del Ciri hanno progettato un sistema che, qualora applicato agli edifici, rileva subito i danni da forti scosse. In pratica, il sistema permette di ottenere dati in tempo reale sulla stabilità della struttura – una casa, una scuola, un capannone – prima e dopo la scossa. Il test è stato eseguito addirittura sul ponte di Manhattan, a New York, una struttura soggetta a fortissime vibrazioni causate dall’attraversamento del metrò. Tecnicamente, il sistema si chiama SHM (structural health monitoring) e si basa su particolari sensori in grado di misurare la risposta di una struttura dopo una forte sollecitazione. Una tecnologia già nota, ma perfezionata dai ricercatori del Ciri e resa meno costosa e invasiva. Tanto che la Provincia di Bologna ha già dato il via libera ad alcuni progetti pilota nelle scuole e negli edifici pubblici del capoluogo.

A produrre il sistema sviluppato dall’Alma Mater è poi un’azienda romagnola, con sede a Lugo: la Teleco, leader europeo delle antenne mobili per i camper. Però il lavoro non è finito, con ulteriori elaborazioni dei dati necessarie per affinare il sistema e una collaborazione già avviata, in fase di test, nientemeno che con i colleghi della Columbia University.

Patrimonio artistico al sicuro con Teknehub. Sono diversi i laboratori della piattaforma costruzioni al lavoro – non da oggi – per mettere a punto soluzioni per il restauro, la messa in sicurezza e la riqualificazione del patrimonio industriale, civile e artistico dell’Emilia-Romagna, quest’ultimo altra grande “vittima” delle scosse di queste settimane. Teknehub, uno dei quattro laboratori del tecnopolo di Ferrara annovera, tra i propri principali ambiti di lavoro, gli interventi nei settori legati alle metodologie e tecnologie avanzate per il restauro, la conservazione e diagnostica dell’architettura e dell’opera d’arte; ma anche alla conservazione e gestione del patrimonio culturale e ambientale, fino alle metodologie di indagine non distruttive di intervento sui beni culturali.

Sensori hi-tech per i centri storici. Le novità e i prototipi presentati in fiera da laboratori e spin off Made in Emilia-Romagna spaziano infatti in tutti i settori. Dall’energia-ambiente alle scienze della vita, dai nuovi materiali all’alimentare, fino all’ict, con applicazioni ancora una volta interessanti per il dopo-sisma. Come quella sviluppata dalla start up Beesper – spin-off di Henesis srl, che vanta tra i propri clienti Toyota e Rete Ferroviaria Italiana – che propone tutti i vantaggi delle reti di sensori wireless. Molteplici le applicazioni possibili. In fiera si potrà vedere in azione un prototipo realizzato in collaborazione con Uretek – leader nel settore del consolidamento dei terreni – in grado di effettuare in modo rigoroso ed economicamente molto vantaggioso monitoraggi su larghissima scala – ad esempio su interi centri storici per individuare eventuali fessure pericolose negli edifici – e di correlare quindi in tempo reale il comportamento della struttura a sollecitazioni e vibrazioni.

















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