Oggi l”antipasto, con lo sciopero di 8 ore del personale ferroviario. Il resto sarà servito dopo Pasqua e la successiva tornata elettorale: l’8 aprile per quattro ore, con modalità da definire a livello locale, saranno out dal lavoro i dipendenti del trasporto pubblico locale. E, terminate le vacanze pasquali, anche i gestori dei distributori di carburante preannunciano una serrata per protestare contro il caro-pieno.
Oggi lo sciopero è stato proclamato dalle 9 alle 17. Fs prevede la circolazione di 4 treni su 5 nei collegamenti di media e lunga percorrenza (effettuati con treni Eurostar, Intercity, Espressi). Lo sciopero, spiega Trenitalia, non intacca le fasce orarie di maggiore mobilità pendolare (6-9, 18-21) durante le quali i treni regionali, interregionali e diretti saranno quindi regolari. Regolare, inoltre, la circolazione di quei treni con orario di arrivo nella stazione di destinazione entro un’ora dall’inizio dello sciopero. La protesta dei sindacati tira direttamente in ballo la questione sicurezza, dopo il recente disastro di Crevalcore.
Dopo la tregua Pasquale si profila poi un nuovo sciopero del trasporto pubblico locale. Dopo il fallimento della conciliazione, il 17 marzo scorso al ministero del Welfare, i sindacati hanno fissato una nuova astensione dal lavoro l’8 aprile. Al centro della vertenza c’è la questione relativa alla disdetta della copertura economica del periodo di malattia che dal primo marzo è regolato con la norma relativa ai minimi dell’industria. A prevederlo è un articolo della Finanziaria, che equipara i trattamenti economici previdenziali di malattia dei lavoratori addetti ai pubblici servizi di trasporto a quelli dei lavoratori dell’industria. I sindacati hanno sottolineato come sia la stessa Finanziaria a prevedere che ”i trattamenti economici previdenziali di malattia aggiuntivi rispetto a quelli spettanti ai lavoratori del settore industria”, previsti dagli accordi collettivi nazionali e precedentemente posti a carico dell’Inps, ”sono da considerare, fino ad eventuale diversa disciplina pattizia, obbligazioni contrattuali del datore di lavoro”. Per le aziende di trasporto, l’onere che ricadrebbe su di loro sarebbe di circa 100 milioni di euro, a fronte dei 36 milioni di euro di risparmio previsti per l’Inps. Un compromesso, sostengono le associazioni datoriali, potrebbe quindi essere trovato proprio su questo terreno, visto che l’Inps si troverà ad incassare molto di più dei risparmi previsti.
I benzinai non hanno ancora fissato la data dell’agitazione, indicando solo il periodo. La protesta è indirizzata contro il caro-carburanti e la diversa ripartizione dei margini tra gestori e compagnie. Faib-Aisa Confesercenti, Fegica Cisl e Figisc-Anisa sottolineano che ”i gestori sono l’unica categoria che si è autoimposta prezzi massimi invalicabili di rivendita al pubblico”: un accordo che adesso i benzinai minacciano di far saltare e così, affermano, ”i prezzi saranno liberi, finalmente”.