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I Comitati per l’Acqua Pubblica dei territori serviti da HERA hanno incontrato Daniele Manca

Si è svolto ieri, 18 settembre, l’incontro tra i Comitati Acqua Pubblica della Regione Emilia Romagna e il Sindaco di Imola e Presidente del Patto di Sindacato dei soci pubblici di Hera SpA sulla fusione Hera-Acegas.

Dopo ampia discussione e aver ricevuto le risposte alle numerose domande che riguardano la fusione stessa i Comitati Acqua Pubblica della Regione Emilia Romagna esprimono la loro contrarietà all’operazione stessa per due motivi principali, rilevando come l’operazione non sia focalizzata alla gestione migliore dell’acqua e dell’ambiente, ma guardi alla struttura societaria e finanziaria, finalizzata ai dividendi per gli azionisti.

Appare poco credibile che l’operazione significhi un rafforzamento del ruolo pubblico. Anzitutto, alla fine del 2013, per l’azione convergente di tre elementi: La fusione HERA/ACEGAS-APS, l’ingresso nel capitale sociale del Fondo strategico Italiano FSI e con la possibile conversione conversione di 140 milioni di EURO di obbligazioni convertibili, la maggioranza pubblica delle azioni di Hera detenute dai comuni, è fortemente in pericolo. Sarà determinante il pacchetto della cassa depositi e prestiti che sappiamo muoversi nella prospettiva delle fusioni e delle privatizzazioni. La stessa scadenza del patto di sindacato determinerà il rischio concreto della riduzione della proprietà pubblica sotto il 51%..

A nostro parere il Fondo Strategico Italiano (cioè CC.DD.PP.) doveva rafforzare la presenza pubblica magari a scapito dei soggetti finanziari. Questa operazione, cioè l’interveto della CC.DD.PP., potrebbe arrivare anche ad azzerare la presenza privata visto il valore non particolarmente elevato delle azioni delle multi utilities in questo periodo: in questo modo si aprirebbe la strada ad un concreto percorso di ri-pubblicizzazione delle società ma ci pare evidente che il governo si muove in direzione opposta.

In ogni caso la maggioranza pubblica dei Comuni emiliano romagnoli scenderà sotto il 50 % e quindi si perde il valore per noi fondamentale di un’azienda legata al proprio territorio.

Inoltre la preannunciata riorganizzazione aziendale, si muoverà in direzione di una spinta divisionalizzazione (specializzazione), cancellando le caratteristiche di multiutility e le Strutture Operative territoriali e minando ulteriormente il radicamento territoriale, verso lo spostamento dei poteri al centro.

Di questa operazione soffriranno gli utenti, gli enti locali e i lavoratori.

In secondo luogo questa fusione rappresenta appieno come la privatizzazione dei servizi pubblici (come l’idrico) ha comportato una drastica riduzione degli spazi di democrazia, partecipazione e trasparenza. La struttura stessa delle società di capitale (in maggioranza SpA miste), dettata dalla normativa del Codice Civile, esclude qualsiasi intervento delle assemblee elettive (Consigli Comunali) dall’approvazione delle decisioni assunte da queste aziende, dai bilanci ai piani industriali.

Questa espropriazione decisionale viene esasperata dalla collocazione in Borsa. Gli spazi di controllo e partecipazione popolare sono praticamente ridotti a zero. I Consigli di Amministrazione, i Direttori Generali, gli Amministratori Delegati sono gli unici soggetti che realmente gestiscono queste aziende, svuotando si sostanza i termini di indirizzo, programmazione, controllo che dovrebbero essere esercitati dai Comuni.

In tale modo è Hera-Acegas a decidere le strategie e i Comuni e i territori ad adeguarvisi. A maggior ragione oggi dopo l’abolizione delle ATO provinciali e la costituzione di un’unica ATO regionale, ATESIR non ancora operativa e quindi totalmente assente in questo processo decisionale.

Lo stesso percorso decisionale sulla fusione, è totalmente governato dall’azienda e la richiesta dei comitati di posticipare l’assemblea dei soci prevista per il 15 ottobre 2012 per permettere un ampio dibattito pubblico partecipato, dando tempo a reali processi democratici ha visto il netto rifiuto da parte del sindaco Manca.

Pertanto I comitati acqua bene comune di tutti i territori dell’Emilia Romagna hanno deciso di mobilitarsi sia attraverso una azione di informazione della cittadinanza, sia attraverso forme di pressione nei confronti delle amministrazioni comunali, chiedendo la bocciatura delle delibere e l’apertura di un pubblico confronto sulla ripubblicizzazione della gestione dell’acqua e dei servizi pubblici locali.

(Comitato Modenese per l’Acqua Pubblica, Comitato Acqua Pubblica Forlì-Cesena, Comitato Acqua Bene Comune Faenza e Comprensorio, Comitato Acqua Bene Comune Ferrara, Comitato Acqua Bene Comune Bologna, Comitato Acqua Bene Comune Ravenna, Comitato Acqua Bene Comune Imola, Comitato Acqua Bene Comune Rimini)

















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