In questi giorni si decide la fusione tra HERA e ACEGAS-APS, e i comuni emiliano romagnoli Azionisti di HERA sono chiamati a validare sia il processo di fusione sia la modifica allo statuto.
Grazie all’azione capillare di sensibilizzazione dei Comitati per l’Acqua Pubblica dell’Emilia Romagna, le operazioni di voto stanno dimostrando chiaramente come questa fusione non sia stata completamente compresa dai consiglieri chiamati a votarla.
Sono molti, infatti, i casi in cui la maggioranza si è spaccata e in cui i consiglieri hanno dimostrato di non avere sufficienti informazioni sulle ripercussioni di questa scelta, come è successo con i tanti voti contrari e di astensione registrati tra i comuni di area forlivese, bolognese e modenese.
La fusione, infatti, allontanerà sempre di più la possibilità di controllo dell’azienda da parte del territorio dove è nata e si è sviluppata, e rafforzerà il profilo privatistico delle sue strategie, che mette al primo posto il profitto, rispetto al soddisfacimento dei bisogni dei cittadini e del bene comune.
A confermare questa prospettiva è anche la variazione allo statuto di HERA inserita nella delibera, un atto che si rivela non necessario alla votazione della delibera, e che costituisce un ulteriore passo in direzione contraria agli indirizzi referendari.
All’art. 7 dello Statuto viene proposto infatti che la futura maggioranza pubblica della società non debba più essere saldamente in mano solo agli Enti locali, come ora, ma anche a soggetti il cui capitale sia “pubblico”, senza che siano Enti Locali. Questa modifica introduce la possibilità che soggetti come il Fondo Strategico Italiano (holding della Cassa Depositi e Prestiti), che ha già
sottoscritto un impegno per entrare – dopo la fusione – nel capitale privato dell’azienda, vada ad occupare spazi di azionariato lasciati liberi dai Comuni che venderanno le proprie azioni sotto il peso dei tagli cui sono soggetti da anni. Così facendo gli Enti Locali non avranno più la Maggioranza della società, ma la condivideranno con Enti che, come la Cassa Depositi e Prestiti, già da un decennio hanno spostato i loro obiettivi dal soddisfacimento dei bisogni dei cittadini e del bene comune, in direzione dei profitti.
L’associazione chiede quindi a tutti i sindaci di sospendere le votazioni e consentire momenti di approfondimento e confronto col Comitato. In particolare l’appello va ai consigli delle provincie di Bologna e di Modena, i maggiori azionisti di HERA, in cui si voterà nei primi giorni della settimana prossima.
“Che la scelta chiamata a votare dai consigli abbia conseguenze non comprese a pieno dai consiglieri, è reso evidente da i segnali di disagio che si avvertono nelle operazioni di voto” dice Lorenzo Frattini, Presidente di Legambiente Emilia Romagna “Di certo c’è un allontanamento dall’indicazione referendaria e una cessione del controllo dell’azienda, un patrimonio locale, di cui i Comuni stanno perdendo sempre più la guida. Per questo chiediamo una sospensione del voto. In particolare l’appello va a Virginio Merola Sindaco di Bologna e presidente ATESIR, che nel doppio ruolo è al contempo controllore e azionista di HERA e che per questo ha un particolare dovere di cautela istituzionale.”