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Martedì Antonio Di Pietro sarà a Finale Emilia per incontrare i cittadini

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Martedì 5 Febbraio 2013, ore 18,00-19,00, Antonio Di Pietro sarà a Finale Emilia, presso la sala pubblica del Comune “Tensostruttura COC” – Via Monte Grappa, 6 per incontrare i cittadini modenesi e, insieme a loro, i candidati alla camera e al senato del nostro territorio per Rivoluzione Civile. È stata scelta Finale Emilia per la seconda volta, la prima fu per la donazione da 1,7 milioni di Euro per la ricostruzione del il polo scolastico Elvira Castelfranchi fatta dall’Italia Dei Valori. È stata scelta Finale Emilia perché è il comune colpito più distante dal cuore della provincia e quindi andare a Finale è come dire che non si vuole lasciare indietro proprio nessuno. C’è stata tanta solidarietà nei confronti delle zone colpite da parte di tanti. Però è forse questo il momento più critico, quello in cui si decide se dare o meno ai cittadini della bassa una speranza concreta di futuro nel proprio territorio, attraverso i servizi come le scuole ma anche attraverso le aziende e il lavoro. Come rivoluzione civile vogliamo prenderci l’impegno di sostenere la ricostruzione nelle zone terremotate e vogliamo farlo davanti ai cittadini che abitano quei territori.

Per dare più spazio possibile al territorio parteciperanno all’incontro il sindaco di Finale Emilia, Fernando Ferioli, e alcuni comitati e associazioni fra cui Sisma.12 e No Gas Rivara, già presenti all’iniziativa con Antonio Ingroia, e un rappresentante per l’associazione Giocatori Anonimi per allargare il dibattito ad un tema, quello dei problemi legati alla diffusione incontrollata del gioco d’azzardo, che anche come Italia dei Valori abbiamo preso a cuore. È una tematica chiave, quest’ultima sia nel nostro territorio che fuori, perché attorno ad essa ruota un flusso di denaro notevole, non sempre pulito, gli strumenti che le forze dell’ordine hanno per contrastare i casi di gestione illecita dei giochi sono inadeguati e infine il disagio sociale che le ludopatie creano, sopratutto nelle famiglie meno abbienti, non trovano ancora sostegno efficace nelle strutture competenti perché lo stato non le riconosce ancora come patologie.

 

















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