Il Comune di Modena ha speso 24mila euro per lo studio “La domanda abitativa a Modena. Sistema mercati e scenari 2010-2020” commissionata al Cresme, l’Istituto di ricerca che opera anche a livello internazionale e di cui fanno parte non solo imprenditori, ma diversi istituti di credito, il Consiglio nazionale degli architetti, la Camera di Commercio di Roma, l’Ente Fiere di Bologna e anche Legambiente. La ricerca è già stata divulgata ed è disponibile anche on line nel sito del Comune (sezione Effetto Modena). Lo ha fatto sapere l’assessore Gabriele Giacobazzi rispondendo all’interrogazione di Eugenia Rossi (Etica e Legalità) nella seduta consiliare di lunedì 18 marzo.
La consigliera, premettendo che “nella presentazione delle linee di indirizzo per la formulazione del documento preliminare della Giunta al processo di elaborazione del nuovo Psc, l’assessore ha dichiarato di essersi avvalso della ricerca per l’individuazione dei necessari dati di base”, ha chiesto “per quali motivi si è ritenuto di effettuare un’indagine attraverso il Cresme, perché non sono stati utilizzati e tutt’oggi non ci si avvale dei dati del censimento e quanto è costata alla collettività l’indagine”.
Giacobazzi, divenuto assessore quando l’indagine era già stata realizzata, ha sottolineato la differenza tra i dati rilevati dal censimento nazionale e quelli, “più completi e approfonditi, forniti dai Servizi demografici del Comune, su cui ha lavorato il Cresme per l’elaborazione dello studio”. E ha definito più attendibili quelli dei Servizi demografici, a causa delle difficoltà intrinseche al processo di rilevazione del censimento e per la continuità con cui fotografano la situazione modenese. In ogni caso – ha precisato – assumeremo come base su cui lavorare, i dati che risulteranno dalla regolare procedura di riallineamento tra quelli del censimento e quelli dei Servizi demografici.
Sollecitato da una domanda della consigliera Sandra Poppi di Modena5stelle-beppegrillo.it, l’assessore ha anche spiegato che associazioni di categoria di imprese e Abitcoop hanno sostenuto i restanti costi della ricerca, costata complessivamente 48 mila euro.
Gian Carlo Pellacani dell’Udc ha parlato del Cresme come di “un ente qualificato a cui partecipa tutta la filiera dell’imprenditoria, assieme a banche e Anci, quindi il centro è considerato di grande importanza e le analisi non sono mai puramente demografiche, bensì molto approfondite, legano la demografia alle necessità territoriali di edifici e costruzioni”, ha concluso chiedendo di poter disporre della ricerca.
L’interrogante Eugenia Rossi si è infine dichiara “insoddisfatta della risposta non esaustiva e poco credibile. Non nascondiamoci sulla natura del Cresme, che rappresenta soprattutto i costruttori”, ha affermato aggiungendo: “L’assessore Sitta ha argomentato la necessità di alloggi basandosi sempre sullo studio del Cresme. Non vorrei continuassimo nel balletto dei dati che è andato avanti per tutti questi anni e ha portato a quanto vediamo ora; credo sia molto pericoloso addentrarci ancora in una strada simile. Inoltre, 24mila euro sono già troppi, si potevano usare meglio, per esempio per le famiglie sfrattate”.