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Reggio Emilia: attività estrattive illecite

Ventuno sanzioni per un importo totale di un milione e mezzo di euro. Questo il bilancio complessivo di un anno e mezzo di indagini sull’attività estrattiva da parte del Nipaf (Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale e Forestale) del Corpo forestale dello Stato di Reggio Emilia. Solo negli ultimi 3 mesi sono state fatte sanzioni per un importo di ben 560mila euro.

Le indagini, iniziate nel gennaio del 2004 e condotte su tutte le cave in attività, comprendendo sia attività di estrazione di pietrisco in pianura che di argille in collina e montagna. Diverse le difformità di gestione riscontrate nei confronti dei progetti autorizzati, oltre ad escavazioni superiori al consentito quantificabili in quasi 93mila metri cubi di ghiaia, 2.500 metri cubi di sabbia e oltre 15mila metri cubi di argille. Le situazioni controllate, tutte comprese nel Piano delle Attività Estrattive provinciale, erano state oggetto di specifiche autorizzazioni e convenzioni con le amministrazioni comunali competenti, alle quali dovranno essere pagate tutte le sanzioni e gli eventuali canoni non interamente percepiti.

Delle sanzioni elevate complessivamente, ben 12 riguardano l’inosservanza delle prescrizioni autorizzative. Le irregolarità più gravi sono state individuate nell’ambito dell’estrazione delle ghiaie. Le sanzioni, per questo comparto, hanno superato l’83% degli importi complessivamente comminati. Sono naturalmente in atto altri accertamenti che riguardano ipotesi di estrazioni abusive di sabbia direttamente dal fiume Po, attualmente coperti dal segreto istruttorio.

I comuni interessati dalle attività di accertamento risultano: Brescello, Canossa, Carpineti, Casalgrande, Castelnovo nei Monti, Correggio, Gattatico, Guastalla, Montecchio, Ramiseto, Rubiera, San Polo, e Vetto.
La collaborazione con le autorità comunali interessate – alle quali competono per diritto gli accertamenti tecnici sui quantitativi non autorizzati e la valutazione del valore di mercato dei materiali estratti – è stata dovunque piena, ed in alcuni casi le sanzioni stabilite dal nucleo, che permettono il pagamento ridotto dell’importo sanzionato solo entro i primi 60 giorni, scaduti i termini, sono state seguite da opportune ordinanze comunali di ingiunzione di pagamento.

















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