Quello che gli imprenditori del terzo fuoco in particolare e dell’indotto ceramico in generale da anni stanno dicendo si è rivelata, purtroppo, una drammatica realtà. Quando le forze imprenditoriali, politiche e sindacali si battevano per il proseguimento dell’attività di aziende ceramiche, attraverso la “ristrutturazione del debito” (concordati) per la conservazione dei posti di lavoro, ci si dimenticava che l’indotto, e CerArte in più di un’occasione ha denunciato, colpito da sostanziosi mancati e inesigibili pagamenti causati dalle azioni concordatarie, erano obbligati a ricorrere agli ammortizzatori sociali, contratti di solidarietà, mobilità: in buona sostanza perdita di posti di lavoro, per mancanza di risorse economiche per l’impossibilità o per l’estrema difficoltà di accesso al credito e la conseguente diminuzione degli ordinativi causa la dimezzata produzione sassolese. All’inizio della crisi epocale attuale, nel settore ceramico si pensava ad una crisi classica che ciclicamente il settore subiva, ma si trattava di altro: la fine di un’epoca che aveva visto Sassuolo l’ indotto con le sue incredibili conoscenze, che hanno portato il Made in Italy ai vertici mondiali della ceramica, perdere un ruolo fondamentale che non sarà mai più suo.
In queste condizioni di mercato “gli imprenditori senza scrupoli”, avevano e hanno un ruolo determinante nel proporre prezzi fuori mercato, deprimendo la redditività aziendale ma diminuendo il costo del lavoro compiendo azioni disgustose ….. come il mancato versamento dei contributi, straordinario non pagato, utilizzo indiscriminato delle cooperative e degli interinali fino al lavoro nero. Si parla di “etica” ma le aziende ceramiche si sono mai preoccupate da dove arrivava il loro prodotto dato in “outsourcing” ad aziende con una dubbie situazioni imprenditoriali? Gli imprenditori dell’indotto, per loro formazione e mentalità, non hanno mai agito in modo eclatante per esprimere il loro dissenso, confidando in comportamenti corretti da parte dei committenti e del controllo delle forze dell’ordine preposte, ma così finora non è stato, questa è l’amara conclusione.
Il settore dell’indotto ceramico fino ad ora ha resistito alla crisi, adeguando le potenzialità produttive alla domanda con le ricadute occupazionali già menzionate, ma c’è la fondata preoccupazione che aziende del terzo fuoco, siano alla vigilia di drastici provvedimenti, sancendo la fine di quello che viene definito il valore aggiunto dell’industria ceramica italiana: la ricerca e la decorazione, perdendo figure professionali fondamentali al settore. CerArte lancia l’ennesimo grido d’allarme: non si può rispondere con l’applicazione pretestuosa delle normative DURC e con la “responsabilità solidale”, che di fatto rischiano di rappresentare l’ennesima, ulteriore scusa per ritardare i pagamenti e per tagliare fuori dal mercato quella piccole e medie imprese che rappresentano il tessuto economico del nostro territorio, concorrendo coì a creare, in ultima analisi, non per cattiva volontà ma per difficoltà oggettive, i presupposti per la fine dell’indotto ceramico italiano.
E’ questo che vogliono gli imprenditori ceramici?…….E poi?????
(Dr.Valler Govoni, Presidente CerArte)