Nel 2013 si assiste ad un ulteriore taglio di risorse statali, rispetto a quelli fatti negli anni precedenti, che pone l’onere di finanziare i servizi fondamentali erogati a livello locale sempre più sui cittadini, le famiglie e le imprese del territorio. Nel 2013 il taglio di risorse statali è stimato complessivamente, per il Comune di Bologna, in 30,4 milioni di euro.
Questa riduzione è particolarmente difficile da sopportare perché avviene dopo anni di tagli progressivi e cumulativi: quasi 120 milioni di euro nel biennio 2011 e 2012. Nel 2013 i fondi statali scompariranno completamente e, anzi, il Comune di Bologna dovrà versare risorse al nuovo fondo solidarietà. Dal 2013 l’IMU sugli immobili di categoria D (immobili industriali) andrà, ad aliquota base dello 0,76%, interamente allo Stato, mentre rimarrà ai Comuni tutta l’IMU (invece del solo 50%) relativa agli immobili diversi dalla prima casa e dalla categoria catastale D. Ma le eventuali eccedenze, rispetto ad oggi, andranno ad alimentare un fondo orizzontale di solidarietà, di cui ancora non è nota la ripartizione, ma che andrà prevalentemente a favore dei comuni che con la nuova allocazione del prelievo perderanno risorse.
Un ulteriore elemento di novità riguarda la modifica dell’attuale tributo che finanzia i costi della raccolta dei rifiuti solidi urbani (Tarsu) in un nuovo tributo (Tares), che ha due componenti: la prima servirà a finanziare il costo della raccolta dei rifiuti e ha lo scopo, rispetto all’attuale Tarsu, di commisurare maggiormente l’onere del corrispettivo alla produzione dei rifiuti; la seconda è di fatto un nuovo tributo, associato dallo Stato ad una contestuale riduzione dei trasferimenti, su chi occupa immobili (piuttosto che sul proprietario) e pari a 0,30 centesimi di euro al mq (aumentabile fino a 0,40 da parte dei Comuni).
Il bilancio tendenziale: un disavanzo di 45 milioni
Oltre al taglio dei trasferimenti statali occorre tenere conto di molti altri fattori che concorrono a determinare le entrate e le spese del bilancio. Alcune di queste sono automatiche e non dipendono dalla volontà o dalle politiche del Comune.
Dal lato delle entrate, le previsioni di bilancio evidenziano, oltre al taglio stimato di 30,4 milioni di risorse statali, altri 6,6 milioni circa di minori entrate, sempre rispetto al budget 2012, imputabili prevalentemente a minori margini di recupero derivanti dalle azioni di contrasto dell’evasione, per i notevoli sforzi già fatti negli anni passati, e alle difficoltà di riscossione derivanti dalla perdurante e grave crisi economica, che rende in molti casi difficili i pagamenti e il recupero delle somme non versate, da parte dell’Amministrazione. Nel complesso, quindi, il bilancio tendenziale presenta circa 37 milioni in meno di entrate.
Dal lato delle spese, la previsione iniziale mostra una crescita di circa 8 milioni, rispetto al budget 2012:
quasi la metà (3,4 milioni) è dovuta all’aumento dei costi delle utenze (acqua, luce e gas) degli immobili istituzionali (scuole, uffici giudiziari, musei, biblioteche, sedi di quartiere, altri immobili ad uso istituzionale, alcuni impianti sportivi) e dei costi dell’illuminazione pubblica, imputabili all’aumento dei costi delle materie prime, dell’Iva e delle accise (è come accade con le bollette di casa); 2,7 milioni circa sono i costi riconosciuti ad Hera a fronte degli interventi già programmati per potenziare la raccolta differenziata e migliorare la pulizia e la qualità urbana; circa 500.000 euro sono a fronte di un ulteriore potenziamento dell’offerta educativa, per ridurre ulteriormente a partire dal prossimo anno scolastico, le liste di attesa; 1,4 milioni sono a fronte di maggiori postalizzazioni previste per contravvenzioni a seguito di violazioni al codice della strada
Nel complesso si arriva a circa 8 milioni di maggiori spese tendenziali.
In sintesi, la situazione di partenza, come già più volte anticipato, è di un disavanzo tendenziale (entrate meno spese) di parte corrente di ben 45 milioni di euro circa, rispetto al budget 2012, a seguito di minori entrate previste di 37 milioni e maggiori spese di 8 milioni.
Un risparmio di 19,2 milioni di euro salvaguardando tutti i servizi erogati dal Comune
Un attento e lungo lavoro di valutazione delle esigenze di spesa in Giunta, con i Dipartimenti e i Settori ha consentito di ottenere un taglio della spesa di 19,2 milioni. Uno sforzo eccezionale, dopo anni di riduzione e contenimento, che consente però di salvaguardare e anzi in alcuni casi potenziare, riorganizzandola, l’offerta e la qualità dei nostri servizi educativi e socio-assistenziali.
In sintesi, le riduzioni di spesa sono riconducibili alle seguenti voci principali:
circa 4 milioni di euro sono l’effetto netto della contrazione della spesa per il personale (-9 milioni di euro), a seguito dei vincoli normativi, solo in parte compensata (+5 milioni di euro) da un aumento dei servizi scolastici erogati per il tramite delle Asp; 3 milioni sono il risultato di minori spese per consumi specifici dei settori (salvaguardando però le priorità ai servizi educativi e socio assistenziali, alla manutenzione e cura della città, alla cultura), con forte razionalizzazione e ulteriore contenimento delle spese per consulenze, incarichi, contributi, etc.; 4,3 milioni sono risparmi imputabili ai minori oneri per il servizio del debito, che continua virtuosamente a calare; 5,7 milioni sono minori costi previsti, nel 2013, rispetto al 2012, per il servizio di rimozione della neve; 1,3 milioni sono a fronte di minori accantonamenti per fondo svalutazione crediti legato alle dinamiche delle entrate; 0,9 milioni circa derivano da operazioni di riorganizzazione e razionalizzazione nell’utilizzo degli spazi che consentono di ridurre i fitti passivi pagati dal Comune.
Dal lato delle entrate, va innanzitutto ricordata la nuova imposta statale per i servizi indivisibili (0,30 euro al mq) che si stima possa fornire alle casse del Comune 7,4 milioni di euro. Altri aggiustamenti pari circa a 1 milione derivano da ulteriori maggiori incassi previsti su diverse voci d’entrata.
Nel complesso, tenendo conto del processo di revisione della spesa (-19,2 milioni) e delle maggiori entrate (8,4 milioni), il disavanzo tendenziale si contrae significativamente, ma resta di rilevate entità: 17,4 milioni circa.
In difesa dei servizi
L’Amministrazione continuerà, anche attraverso l’Anci, l’azione di confronto con il Governo, e di pressione affinché i tanti problemi aperti vengano presto risolti. I problemi di Bologna sono gli stessi con cui stanno facendo i conti tutti gli altri Comuni e molti di quelli di medio-grande dimensione faticano a chiudere i bilanci anche ricorrendo alla leva fiscale. Assieme ad una maggiore chiarezza del quadro normativo di riferimento, è auspicabile che siano effettuati quegli aggiustamenti che potrebbero consentire al Comune di contenere i tagli delle risorse statali già nel 2013.
La Giunta intende difendere i servizi e il decoro della città, su cui sta anzi investendo, consapevole che è necessario salvaguardare la coesione sociale, aumentare il senso di solidarietà, affrontare le nuove povertà e i bisogni che la crisi rende sempre più evidenti e pressanti. Inoltre, le tendenze demografiche, che vedono un aumento dei bimbi in etá scolare, impegnano il Comune in modo crescente in campo educativo, dove la latitanza dello Stato, soprattutto nella scuola di infanzia, non é più sostenibile.
E’ anche necessario creare le condizioni per lo sviluppo delle imprese esistenti e per la nascita di quelle nuove, e rilanciare la città e la sua immagine, in modo da stimolare la ripresa economica e creare nuova occupazione.
Va inoltre considerato che alla riduzione delle risorse statali, si accompagna anche la riduzione di trasferimenti e contributi da altri enti (ad esempio la Regione o le Fondazioni). Tale riduzione non contribuisce ad aumentare il disavanzo, perché assieme alle entrate scompaiono anche le spese a cui quei contributi e trasferimenti erano finalizzati. Ma il venir meno di questi interventi contribuisce ad aumentare la pressione sul Comune in settori molto importanti come quello socio-assistenziale e culturale.
Colmare il disavanzo residuo di 17,4 milioni di euro con ulteri tagli alle spese vorrebbe dire incidere in modo significativo sui seguenti servizi (dati di contabilità analitica riferiti all’anno 2011):
Socio-assistenziali: 58 milioni di euro
Educativi: 127 milioni di euro
Culturali: 32 milioni di euro
Giovani e Sport: 11 milioni di euro
Comunicazione con il cittadino: 28 milioni di euro
Abitativi: 12 milioni di euro
Mobilità urbana: 25 milioni di euro
Territorio e Opere Pubbliche: 37 milioni di euro (di cui 18 milioni per la manutenzione)
Economia e Vivibilità urbana: 86 milioni di euro
Nel Piano generale di sviluppo che accompagnerà i documenti di bilancio, saranno dettagliatamene indicate le priorità, i servizi e i progetti dell’Amministrazione, gli obiettivi e i tempi di esecuzione dei programmi, in modo da indicare chiaramente l’attività e le finalità dell’Amministrazione e fornire gli strumenti per monitorare il raggiungimento degli obiettivi e individuare le eventuali criticità.
Ci sono molte innovazioni e progetti, che vanno anche nella direzione di riorganizzare progressivamente l’attività dell’amministrazione verso funzioni di indirizzo e controllo, più che di gestione, puntando ad una riduzione dei costi e ad un miglioramento dei servizi. Perchè queste innovazioni, che sono in corso, si radichino, si estendano e producano i loro effetti, occorre tempo. In alcuni casi, la riduzione dei costi necessita di investimenti, che richiedono risorse consistenti.
Nonostante le difficoltà l’Amministrazione sta lavorando anche in questa direzione, ad esempio per effettuare investimenti che consentano risparmi energetici, con un impatto ambientale positivo e una riduzione dei costi delle utenze.
Disavanzo di 17,4 milioni: le possibili leve fiscali
La Giunta non intende aumentare le tariffe: rimarranno dunque inalterati i costi per servizi scolatici, inclusa la refezione scolastica, e i servizi socio assistenziali.
Tra le imposte, vi sono l’addizionale Irpef e l’IMU.
L’addizionale Irpef è già elevata (0,7%) e portarla al massimo (0,8%) fornirebbe un gettito di circa 6,5 milioni, ma quasi tutto a carico di lavoratori dipendenti e pensionati, che sono i maggiori contribuenti di questa imposta.
L’IMU è al momento applicata ad aliquota massima su tutti gli immobili ad uso abitativo sfitti o locati a canone libero. Sugli immobili ad uso produttivo è solo un punto inferiore (0,96%) e risente già, per gli immobili di categoria D, di un ulteriore aumento della rendita, nel 2013, che aggraverà gli oneri per le imprese, andando però per lo più a vantaggio dello Stato.
L’IMU è applicata ad aliquota base solo sulla prima abitazione (0,4%) e sui canoni concordati (0,76%). Un punto di aumento dell’aliquota sulla prima abitazione consentirebbe sostanzialmente di colmare il disavanzo residuo.
Chiedere uno sforzo ai proprietari di prima abitazione è quanto hanno fatto molti Comuni già dallo scorso, anche in misura maggiore di quanto, con un anno di ritardo, è costretto a fare anche il Comune di Bologna, se si vogliono salvaguardare i servizi e contribuire alla rinascita della città.
Si tratterebbe, in media, di 120 euro in più – richiesti a ogni proprietario per prima abitazione – per salvare i servizi.
In sostanza dei 45 milioni di euro di disavanzo tendenziale una quota rilevante, pari al 42% del totale, è stato ottenuta grazie a un’ulteriore razionalizzazione della spesa pur salvaguardando i servizi.