Al termine della “missione valutativa” effettuata nei mesi scorsi per verificare la concreta efficacia dei voucher destinati alle famiglie che portano i bambini al nido d’infanzia e in cui entrambi i genitori sono occupati, l’Assemblea legislativa ha approvato a larga maggioranza (astenuto solo Franco Grillini del gruppo Misto) una risoluzione che impegna la Giunta regionale a riproporre questo tipo di interventi superando al contempo alcune criticità emerse durante la fase di valutazione.
Nel documento proposto dalla commissione Scuola e cultura si conferma dunque che i voucher saranno destinati alle famiglie che per motivi di lavoro non riescono pienamente ad assicurare una corretta ‘gestione-crescita’ dei loro figli. Rispetto agli elementi di criticità, la risoluzione impegna poi la Giunta regionale ad individuare una linea di finanziamento che permetta di superare il vincolo sul concetto di “genitore occupato” in quanto la previsione del requisito che entrambi i genitori risultino occupati per poter usufruire del voucher “contrasta” con l’attuale situazione economica. Andrebbe poi garantita una maggiore flessibilità nelle procedure, in modo da consentire alle famiglie l’accesso al voucher anche nel corso d’anno scolastico. Si afferma, inoltre, la necessità di promuovere la gestione associata e la messa in rete dei voucher a livello distrettuale; infine, compatibilmente con le norme europee e nazionali di riferimento, si chiede alla Regione, ai Comuni e ai gestori dei nidi, di trovare modalità più rapide ed efficaci nell’erogazione del contributo, così da venire incontro alle esigenze manifestate dagli utenti.
“La politica dei voucher – ha detto Beppe Pagani, presentando la risoluzione nella sua veste di presidente della commissione Scuola e cultura – è rivolta a ridurre e contrastare l’inadeguatezza delle attuali politiche di conciliazione fra vita familiare e vita lavorativa, la bassa partecipazione delle donne al mercato del lavoro e un tasso di natalità fra i più bassi del mondo”. Nel premettere che le informazioni acquisite grazie alla missione valutativa “dovranno ora orientare le politiche future”, Pagani ha ricordato i numeri che riferiscono del primo periodo di attuazione della politica dei voucher, finanziati grazie ad un contributo del Fondo sociale europeo: i comuni aderenti sono passati dai 47 dell’anno 2009/2010 ai 59 del 2011/2012. Le famiglie beneficiarie sono state 500 nel 2009/2010, 926 nell’anno successivo, 2010/2011, 948 nel 2011/2012 per arrivare a 1.212 nel 2012/2013.
Ad ogni beneficiario è stato assegnato un contributo del valore massimo di 250 euro al mese per bambino, allo scopo di coprire la differenza del costo esistente tra la retta del nido d’infanzia privato e quella del nido d’infanzia pubblico. Hanno potuto usufruirne solo le famiglie con un Isee inferiore ai 35.000 euro.
Roberta Mori (Pd), esprimendo un giudizio positivo sugli esiti della valutazione, ha sottolineato come il sistema dei voucher possa costituire uno strumento di sostegno alle politiche di armonizzazione dell’organizzazione del lavoro e degli oneri famigliari di donne e uomini solo se integrati con altri strumenti a sostegno delle politiche di parità. In tal senso, è necessario – ha detto – un salto culturale di condivisione delle responsabilità sociali e di cura tipicamente in carico alle donne.
“Mille voucher per la conciliazione e il sostegno alla famiglie per il nido alle private convenzionate rappresentano un ampliamento dell’offerta alle famiglie – ha commentato Anna Pariani (Pd) -. L’Emilia-Romagna è al primo posto in Italia come sistema integrato educativo e oltre il 31% dei bambini ha avuto l’opportunità di frequentare nidi d’infanzia”. A suo avviso, “questo sistema integrato che comprende servizi gestiti dal pubblico, servizi pubblici in appalto e servizi privati convenzionati con il pubblico, costituisce una qualità che permette da un lato di conciliare la famiglia il lavoro per molti uomini e donne, dall’altro di creare posti di lavoro nei servizi”. Pensare di arretrare come chiedono i referendari di Bologna, contrari ai finanziamenti alle private, ha concluso, “significherebbe abdicare all’idea di diritti garantiti dal pubblico”.
Stefano Cavalli (Lega nord), preannunciando voto favorevole alla risoluzione, ha tuttavia rilevato che i voucher sono serviti più a integrare i redditi delle famiglie che a creare opportunità vere e proprie. Molto differenziata, a suo giudizio, l’applicazione di questo strumento, visto che in alcuni Comuni “c’è stato un flop di domande”, pertanto ha auspicato una più efficace attuazione di questo tipo di interventi, che vada incotro alle esigenze delle famiglie.
Nel dibattito, in più di un intervento sono emersi giudizi positivi sull’iter avviato con la missione valutativa e l’auspicio che questo tipo di misurazione delle politiche regionali, che ha visto la partecipazione bipartisan delle forze politiche rappresentate in Assemblea, possa continuare come buona pratica, in realtà un proseguimento dell’attività legislativa fino al controllo delle ricadute. In tal senso, sono intervenuti Antonio Mumolo (Pd), Monica Donini (Fds), Giovanni Favia e Andrea Pollastri (Pdl).