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Cohousing Modena: “una sperimentazione interessante”

L’approvazione della delibera che introduce a Modena una sperimentazione di cohousing nella zona di via Pergolesi, avvenuta nella seduta del Consiglio comunale di lunedì 13 maggio con il voto favorevole del Pd e l’astensione di Sel, Etica e legalità, Udc, Pdl, Modenasaluteambiente.it, Fratelli d’Italia, Lega nord, Modena futura e Mpa, è stata preceduta da un dibattito di circa due ore.

Sergio Celloni di Mpa ha ricordato che in realtà come la Svezia o Berlino, intere comunità sperimentano forme di condivisione in diversi ambiti della vita di quartiere: “Questo è il presupposto – ha affermato – altrimenti il rischio è di fare soltanto una ‘comune’ in cui un gruppo di 25 famiglie condivide la casa. L’intervento previsto però è troppo limitato e non porta a nulla di propositivo”. Sandra Poppi di Modenasaluteambientelit ha parlato di “progetto interessante, anche se parte dal concetto che c’è un sempre crescente bisogno abitativo: in generale sono contraria a costruire nuove abitazioni fino a quando c’è possibilità di recuperare l’esistente. Il bando rivolto a famiglie e gruppi mi piace, ma il rischio è che vada a imprese e cooperative di abitazione”. Nicola Rossi di Modena futura ha invitato a evitare toni trionfalistici: “Non mi sembra si tratti una rivoluzione epocale – ha detto – non vorrei si pensasse a dire che Modena arriva prima nel lanciare certi tipi di iniziative innovative quando invece la sostanza è molto differente, perché ci si trova di fronte a problematiche abitative significative”. Davide Torrini dell’Udc si è detto d’accordo con “ogni tipo di sperimentazione che dia risposte nuove a bisogni della società, soprattutto quando sono in grado di recuperare le tradizioni del vivere insieme del territorio. Oggi le difficoltà di rispondere ai bisogni sono maggiori – ha aggiunto – quindi è importante trovare risposte innovative che possano rappresentare una speranza”. Anche Olga Vecchi del Pdl ha parlato di sperimentazione importante “che in futuro può diventare un contributo al contrasto alle difficoltà cui si va incontro – ha detto – ma il cohousing non può risolvere i problemi e sostituire il social housing. Faremo un’astensione attenta ai futuri sviluppi, volta a monitorare le assegnazioni e gli eventuali rischi”. Eugenia Rossi di Etica e legalità si è detta soddisfatta dell’iniziativa: “E’ vero che si tratta di interventi prevalentemente di tipo economico – ha affermato – ma ci apprestiamo anche a dare un’indicazione di stile di vita diverso. Dobbiamo riprende esperienze che all’estero sono assodate e su questo dobbiamo costruire un progetto sistemico, una nuova visione di città e di futuro”.

Per Elisa Sala del Pd “si tratta del recupero di un’idea antica dell’abitare comunitario che negli ultimi 30 anni si è persa” ed “è importante che chi partecipa al progetto abbia ben chiari i propri bisogni, perché non si tratta solo di spazi comuni ma di accettare di rispettare e tollerare le esigenze degli altri in una logica di comunità”. Sempre per il Pd, secondo Giulia Morini “le politiche per la casa portate avanti a livello nazionale hanno dimostrato scarsa lungimiranza ed è necessario attivare nuove risorse per rispondere al problema abitativo. In assenza di strumenti da parte dello Stato, l’ente locale deve sperimentare formule nuove – ha aggiunto – e Modena è sempre stata all’avanguardia da questo punto di vista. Franca Gorrieri ha espresso l’auspicio che al bando di sperimentazione del cohousing partecipino privati “che hanno meditato una scelta di comunità che va in controtendenza con uno stile chiuso di abitare. Questa modalità prevede l’apertura, la messa a disposizione di servizi del condominio anche ad altri che non ci vivono”. Secondo Stefano Rimini “c’è la necessità di individuare una nuova chiave di sviluppo che indirizzi le relazioni umane, un welfare sperimentale che permetta di dare risposta alla crisi che stiamo vivendo. Spero che questo intervento possa essere il primo di una serie da commisurare con le esigenze che nascono dal basso”. Anche per Michele Andreana si tratta di una sperimentazione interessante “di un nuovo modo di abitare nel quale si favorisce una maggiore socialità. “A causa della crisi però – ha affermato – è venuta meno la possibilità di avere un reddito in grado di permettere investimenti, quindi credo bisognerebbe orientare maggiormente l’azione verso l’affitto”. Il capogruppo Paolo Trande ha precisato che il Pd “non pensa che questa sia la soluzione al bisogno abitativo della città: nel Pas, Piano abitativo sociale – ha aggiunto – abbiamo individuato diversi strumenti. Tale progetto presenta rischi legati alle motivazioni di chi mostrerà interesse, ma l’obiettivo di avere cittadini che scommettono in questa direzione è importante e penso ci siano alte possibilità di riuscita”. Federico Ricci di Sel ha espresso condivisione riguardo allo spirito del cohousing “perché il mio gruppo per primo ha sostenuto il Pas”, ma ha manifestato preoccupazione sui margini finanziari dell’operazione e sulla realizzabilità della sperimentazione prevista: “Pensiamo che il progetto non sia volto alle famiglie a cui oggi è più urgente dare risposta”.

 

















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