“Netta contrarietà alla filosofia della svendita di diritti, più o meno reali, e a modifiche della legge sulla cittadinanza ispirate al principio dello ‘ius soli’ perchè concedendo automaticamente la cittadinanza non viene in alcun modo garantita la volontarietà del richiedente, in special modo se minorenne, e pertanto l’adesione ai principi costituzionali del nostro Paese. La cittadinanza deve essere un atto volontario. Non c’è nessuna volontà in qualcosa che viene dato meccanicamente e quindi inconsapevolmente”.
E’ quanto contenuto in una mozione presentata in Regione Emilia Romagna dal Consigliere regionale Andrea Leoni alla luce della proposta del Ministro Pd Kyenge di introdurre il principio dello ‘Ius soli’ per il riconoscimento della cittadinanza italiana ai figli di stranieri nati in Italia.
“In tema di integrazione quello della cittadinanza è un finto problema. I fautori dello ‘ius soli’ ritengono erroneamente che per favorire l’integrazione degli stranieri nel nostro Paese si debbano prevedere norme che portino alla concessione automatica dello status di cittadino italiano. Niente di più sbagliato. E’ controproducente l’applicazione di un modello che veda nella concessione della cittadinanza italiana una tappa iniziale e non la conclusione del processo di integrazione degli stranieri.
Nella proposta Kyenge e della sinistra c’è la clamorosa contraddizione della concessione automatica della cittadinanza attraverso il principio dello ‘ius soli’, anche nella versione ‘temperata’, che non garantisce in alcun modo la volontarietà della richiesta e l’adesione dello straniero ai valori repubblicani. Per uscire dalla demagogia imperante sarebbe molto più produttivo sviluppare un vero e proprio percorso virtuoso di ‘buona cittadinanza’, frutto di un congruo periodo di permanenza sul territorio e di una serie di azioni positive, che dimostrino la reale volontà di integrarsi e di aderire ai valori costituzionali del nostro Paese.
La cittadinanza deve rappresentare una scelta volontaria e solenne di grande rilievo, che deve essere collegata all’adeguata conoscenza della lingua italiana, della storia e della cultura alla base della nostra comunità. La cultura dei diritti senza doveri ha già fatto abbastanza danni al nostro Paese”.