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Terremoto, Assemblea unanime: “l’emergenza non è finita”

Dall’allentamento del patto di stabilità allo sblocco delle assunzioni e degli straordinari per i Comuni e le Province colpite dal sisma. Dall’ulteriore proroga a tutto il 2013 dei termini di pagamento dei tributi alla possibilità di prestito fiscale senza interessi a favore delle imprese, con restituzione della quota in cinque anni anziché due. E, sempre per le aziende, la possibilità di spalmare le perdite del bilancio 2012 negli esercizi finanziari dei cinque anni successivi, oltre a misure di sostegno al reddito di professionisti, lavoratori autonomi e precari.

A 12 mesi dal sisma, il periodo dell’emergenza non è concluso e sono ancora molti gli interventi necessari alla ricostruzione e per assistere la popolazione nella fase di transizione: è questa, in sintesi, la posizione espressa dall’Assemblea legislativa regionale che, al termine del dibattito in Aula seguito alle comunicazioni della Giunta sulla situazione nelle zone terremotate ad un anno dal sisma del maggio 2012, ha approvato una risoluzione che fissa le richieste al Governo e al Parlamento su ciò che serve all’Emilia. Il documento, presentato da Marco Monari del Pd, primo firmatario, Liana Barbati (Idv), Gian Guido Naldi (Sel-Verdi), Roberto Sconciaforni (Fds), Silvia Noè (Udc), Enrico Aimi, Fabio Filippi, Mauro Malaguti e Andrea Pollastri del Pdl, Mauro Manfredini (Lega nord), è stato approvato all’unanimità dai presenti in Aula. In esso, affinché giungano risposte positive, si chiede la modifica del decreto 43 del 26 aprile 2013, con il quale è stato tra l’altro prorogato lo stato di emergenza al 31 dicembre 2014, in vista della prossima conversione in legge.

“L’avvio della ricostruzione vera e propria, mediante la riparazione con miglioramento sismico o la ricostruzione delle abitazioni civili, gli interventi per il recupero e la riqualificazione dei centri storici e dei beni storici e culturali, la completa ricostruzione e riorganizzazione delle imprese, – si legge nella risoluzione – richiede un impegno ulteriore delle pubblica amministrazione e un aiuto supplementare dello Stato”.

Di qui la segnalazione di una serie di limiti del decreto che – sottolinea il documento – “non affronta le altre contingenze critiche delle amministrazioni, della società e dell’economia locali”. Devono quindi seguire “indispensabili miglioramenti” da apportare al decreto in sede di conversione in legge.

Tra i numerosi punti indicati: l’esclusione dal patto di stabilità delle risorse utilizzate dai Comuni e dalle Province colpiti dal sisma e la richiesta di ricomprendere fra i beneficiari del contributo fino al 100% dei costi di ripristino o ricostruzione anche i titolari di un contratto di affitto regolarmente registrato, i proprietari di prime case, i residenti in strutture socio sanitarie ma anche chi ha subito danni agli arredi a causo di crollo dell’immobile; e, ancora, la possibilità di assunzioni temporanee nei Comuni, nella struttura commissariale e nelle prefetture fino al dicembre 2015, e quella di mettere in carico al fondo per la ricostruzione i costi del personale in comando presso la struttura del Commissario delegato.

Nel documento si chiede inoltre possibilità di ripristino di edifici pubblici e di beni artistici e culturali anche in Comuni diversi da quelli indicati nel cratere, laddove risulti un nesso causale con il sisma. Ulteriore proroga alle verifiche di sicurezza degli immobili ad uso produttivo non danneggiati; estensione a tutto il 2013 dei termini per il pagamento dei tributi, dei contributi e dei premi assicurativi tramite un prestito con interessi a carico dello Stato; misure per le aziende che hanno subito gravi danni al fatturato e la possibilità di restituire i prestiti senza interessi in cinque anni anziché due, nonché quella di distribuire le perdite registrate nel bilancio 2012 nei cinque anni successivi.

Ulteriore richiesta, quella dello smaltimento delle macerie contenenti amianto, anche a seguito della tromba d’aria che ha colpito i medesimi comuni già danneggiati dal sisma, e l’autorizzazione ad utilizzare 3 milioni di euro per la copertura degli interessi aggiuntivi pagati dalle famiglie.

L’Assemblea chiede inoltre al nuovo Governo di attuare le disposizioni approvate dal Parlamento in materia di crediti d’imposta per gli investimenti e le assunzioni di personale di alto profilo professionale, di sostegno al reddito per professionisti, lavoratori autonomi e precari, di finanziamenti alla ricerca industriale e di agevolazioni in conto interessi (Fri).

Si sollecita inoltre alla Giunta regionale la sospensione e la correzione degli studi di settore, la copertura delle entrate delle multiutilities del cratere e l’introduzione di un riconoscimento anche alle abitazioni di classe “A” con danni rilevanti. Inoltre, si chiede un credito d’imposta per la realizzazione degli interventi di sicurezza sismica, la correzione dell’accordo ABI-Cassa Depositi e Prestiti per quanto attiene il divieto di finanziamento delle imprese sottoposte a procedura concorsuale (deve rimanere solo per il fallimento) e di affrontare nelle sedi istituzionali appropriate la questione del “merito creditizio” e della copertura della “garanzia pubblica”.

Infine, la risoluzione chiede di rendere strutturale il credito d’imposta per le ristrutturazioni edilizie al 50% e di emanare anche per il 2013 un decreto per l’impiego dei fondi Inail (correggendo il vincolo a danno degli imprenditori artigiani senza dipendenti e degli agricoltori).

 

Quello che segue è il dibattito svoltosi in Assemblea legislativa sulle comunicazioni della Giunta sulla situazione nelle zone terremotate a un anno dal sisma

“Se guardiamo indietro – ha affermato il presidente della Regione, Vasco Errani, nel suo intervento – possiamo dire di aver fatto un grande lavoro e anche un servizio del Paese”, considerando che il punto di partenza si può riassumere nell’espressione “zero euro e zero norme”. Questo lavoro – ha precisato – ha richiesto la definizione di tantissime norme che prima, come fonte statale, non c’erano. “È sempre vero che la burocrazia è un problema – ha poi aggiunto – ma il problema va inquadrato. Abbiamo assunto l’orientamento fondamentale, e credo innovativo, di partire dalla certificazione del tecnico professionista, e visto che ogni euro deve essere certificato e deve stare in un impianto di norme nazionali questo richiede un percorso”. Per quanto riguarda le risorse, Errani ha assicurato che ci sono e che incominciano ad arrivare: “Credo – ha detto – che riusciremo a rispondere fino in fondo ai danneggiati”. Sono circa “1 miliardo di euro – ha poi precisato – le risorse mancanti per chiudere il cerchio di tutti i finanziamenti necessari. Conoscete un’altra emergenza che ha chiuso il cerchio con questi tempi? No, non c’è”. E, tra le cose da fare subito, bisogna ottenere gli emendamenti al decreto in via di conversione in legge. “Il nostro compito – ha detto – è agganciare le nostre esigenze alla realtà”.

Secondo Andrea Pollastri (Pdl), “nelle relazioni degli assessori si nota un filo conduttore secondo cui ‘molto è stato fatto, ma molto è ancora da fare’” e per il consigliere “non può che essere altrimenti, dal momento che un conto è stanziare i fondi, un altro è erogarli”. Per i cittadini, infatti, specifica Pollastri, “le garanzie sono solo di profilo normativo, però poi rimane l’aspetto pratico di accedere al credito”. Ma l’impegno più importante, conclude, “rimane impedire che cali l’attenzione dei mass media e dell’opinione pubblica sull’Emilia”.

Mauro Manfredini (Lega nord) non usa invece mezzi termini: a suo parere la Giunta pecca di “supponenza e complessi di superiorità”, finendo per “dipingere una realtà che non esiste e dove tutto va bene; ma allora perché i sindaci del territorio, anche della sua stessa parte politica, non fanno che lamentarsi?”. L’esecutivo regionale “sicuramente ha lavorato, ma rispetto ai proclami – accusa – di certo non è stato fatto tutto, si è voluta dare una immagine di trasparenza e semplificazione quando invece le difficoltà burocratiche stanno impedendo la ricostruzione”.

Interviene invece a difesa dell’operato della Regione Franco Grillini (Misto): per il consigliere, “non si può chiedere a Errani di decidere con una bacchetta magica gli interventi del Governo”, ma allo stesso tempo bisogna riconoscere che si può ancora migliorare, perché “la ricostruzione fatta solo con il rigore non serve: è necessaria una riqualificazione della zone, e il ‘cratere’ deve essere la sperimentazione per la nuova agenda digitale, a partire ad esempio dal wi-fi libero”.

Secondo Luciano Vecchi (Pd) il dato straordinario è che a 12 mesi dal sisma si sia in grado non solo di fare un bilancio di tutto ciò che è stato realizzato ma anche di dettare un programma che consenta di definire su quali piste dovrà avvenire la ricostruzione. In un quadro finanziario “drammatico, tutto ciò che si è ottenuto è stato conquistato passo dopo passo grazie all’impegno di tutta la filiera istituzionale e guardando da subito al modo di gestire la ricostruzione dentro una cornice normativa europea e nazionale. Ciò che ha poi consentito di poter ottenere i 670 milioni di euro provenienti dal fondo europeo di solidarietà, una cifra mai stanziata prima”.

Per Silvia Noè (Udc), tutto quello che è stato fatto non basta. Forse – ha detto – con una risposta così tempestiva e precisa si è creata una produzione di burocrazia che mette in difficoltà gli operatori nella ricostruzione, fase nella quale si assiste a volte ad un rimpallo di responsabilità tra Regione, enti locali e istituti bancari. Di qui la richiesta di intervenire per “potare”, con una nuova ordinanza all’insegna della semplificazione, perché specie per le imprese “non è solo un problema di soldi, essendo la tempistica fondamentale”.

Per Paola Marani (Pd) è vero che “i cittadini e le imprese sono ripartiti da soli” ma sempre, rivendica, “con l’impegno di tutti i livelli istituzionali e la consapevolezza del coinvolgimento di tutto il territorio”: secondo la consigliera, quindi, non si può negare che “questo lavoro collegiale di rapporto con i territori ha rafforzato il sistema di governance”.

Fabio Filippi (Pdl) è invece scettico: “Sarà ben difficile ricostruire il territorio meglio di prima – spiega-: ognuno deve assumersi le proprie responsabilità, la macchina burocratica non funziona bene, anche se dirlo è facile”. Secondo il consigliere, il problema di fondo è “bilanciare la semplificazione e il rispetto delle regole”.

Il collega Andrea Leoni (Pdl) sottolinea il rischio che “la retorica dell’emiliano bravo che ce la fa da solo ci penalizzi; anche se ad ascoltare il presidente Errani sembra tutto perfetto, di difficoltà ce ne sono, a partire dalla burocrazia, che è nostro dovere provare ad eliminare, pur sapendo che non è certo facile”.

Monica Donini (Fds) spiega di “comprendere le rivendicazioni dei territori data la situazione tragica che hanno vissuto e vivono”, ma ricorda anche che “noi abbiamo scelto, primi fra tutti, di non accentrare le responsabilità ma di distribuirle”. Secondo la consigliera è quindi “fondamentale garantire il diritto al risarcimento” ma intanto bisogna stare attenti a “non minimizzare i risultati ottenuti: pensiamo alla scuola o alla sanità”.

Roberto Montanari (Pd), con un pensiero alle vittime del terremoto, ha valutato che “se è vero che una vita non si risarcisce mai”, tuttavia “ciò che risarciranno alle famiglie delle vittime gli istituti preposti è vergognoso. Non interessa – ha detto – se la risposta è che siamo nelle norme, bisogna modificare il quadro”. Riferendosi poi alla risoluzione condivisa da tutte le forze politiche, il consigliere ha espresso apprezzamento per la convergenza ottenuta sul documento. “L’Aula – ha affermato – fa bene ad essere unita nelle richieste, ma dovrebbe esserlo altrettanto nel valorizzare quanto fin qui è stato fatto con una totale assunzione di responsabilità e nessun piagnisteo, coniugando la soluzione dei problemi alla legalità e alla sicurezza”.

In dichiarazioni di voto, Enrico Aimi (Pdl) ha messo in evidenza che “la ricostruzione non si è verificata come avremmo voluto”. A suo giudizio, “il primo terremoto in una zona industriale del Paese è stato affrontato senza risorse adeguate e con una burocrazia soffocante”. I cittadini vivono “ancora una forte situazione di disagio e la speranza – ha concluso – è che si possa ripartire con una ricostruzione vera”.

Per Marco Monari (Pd) trovarsi ad anno dal sisma e poter parlare di ricostruzione avviata è “un grande risultato. Questa terra e i suoi cittadini hanno dimostrato fin dall’inizio voglia di reagire al di là di strumentalizzazioni”. Se l’Emilia si è rialzata in fretta e ha saputo lavorare unita e vincere le avversità, “dovute anche ad un quadro normativo confuso e sbagliato”, è anche perché “in quest’Aula maggioranza e opposizione hanno pensato più alle politiche e meno alla politica, mettendo da parte contrapposizioni di bandiera e tenendo alto l’interesse dei cittadini”.

 

















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