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Aimi: “la Regione approva la legge ‘togli catene ai cani’, ma dietro alle belle parole il rischio vero è l’abbandono”

canile_“Un progetto condivisibile nel titolo, ma sul quale gli ambientalisti hanno picchiato duro. La nuova normativa infatti, oltre a mettere nelle mani di Guardie Ecologiche Volontarie, Corpo Forestale dello Stato o Guardie Provinciali e Municipali una perniciosa arma sanzionatoria, rischia di far aumentare a dismisura i casi di rinuncia alla proprietà dei cani con la consegna degli stessi, nella migliore delle ipotesi, al più vicino canile che dovrà così farsi carico del mantenimento” –  così Enrico Aimi Consigliere Regionale e Coordinatore Provinciale del PDL a Modena.

“La legge prevede infatti che i cani, non più liberi (nemmeno in campagna) e non più alla catena, siano rinchiusi in box della dimensione più grande di un monolocale. Una legge figlia dall’integralismo animalista, come abbiamo più volte richiamato fin dalla presentazione del progetto di legge. Oggi l’Amministrazione regionale, pur di piegarsi alle pretese della lobby animalista – sempre molto abile nel gioco del ricatto politico nei confronti di una maggioranza di centro-sinistra – ha deciso ancora una volta di fare la prima della classe. Ma chi farà da cavia per l’applicazione delle nuove norme e pagherà il prezzo di requisiti esagerati che aggraveranno burocrazia e costi per il mantenimento di animali d’affezione come, ad esempio, i cani? L’articolo 2, comma 4, lettera ‘f bis’, obbliga infatti i singoli proprietari di cani “a garantire un ricovero i cui requisiti strutturali minimi non differiscano da quelli previsti per reparti di ricovero ordinario dei canili e dei gattili autorizzati sul territorio regionale”. Una vera forzatura, assurda per chi detiene cani all’aperto.

E non è finita – continua Aimi -. La Circolare dispone la presenza di rete di altezza non inferiore a 2 metri e 30 cm e di una rete aggiuntiva con inclinazione verso l’interno di 45°, mentre le recinzioni devono sovrastare un muretto di cemento o laterizi cui vanno ancorate le reti. Sono pertanto evidenti i richiami alle norme edilizie contenute nei vari Regolamenti comunali (RUE) e gli annessi in termini di concessione edilizia, progetto, permessi, scarichi, fosse biologiche, etc. Un aggravio di burocrazia con conseguente aumento dei costi che rende particolarmente onerosa e in alcuni casi insostenibile la detenzione all’aperto di cani. Il paradosso della nuova legge è: colpire con norme restrittive e protezionistiche proprio i cacciatori che, nella logica dell’integralismo animalista, non sono degni di detenere animali. Se le nuove norme porteranno i proprietari meno abbienti a liberarsi dei cani lasciandoli in affido ai Comuni o, peggio, spingeranno proprietari senza scrupoli ad abbandonarli al randagismo o a sopprimerli, evidentemente poco importa agli amanti degli animali nostrani.

Così come poca importa se tali norme disincentiveranno all’acquisto o all’adozione di cani dai canili. Voglio quindi farmi oggi portavoce della preoccupazione di tanti proprietari di cani non ultimi i tanti contadini delle nostre zone rurali e dei cacciatori, affezionati ai loro animali e che non vogliono trovarsi nell’aberrante condizione di dover rinunciare al loro affetto. E’ a questo proposito che mi accingo a predisporre un nuovo progetto di legge – ha concluso Aimi – che vada a correggere le storture della nuova legge regionale sugli animali d’affezione che, a tre mesi dalla sua approvazione, sta ancora suscitando una valanga di critiche”.

 

 

 

















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