A distanza ormai di oltre un anno dai tragici eventi sismici del 20 e 29 maggio 2012 che hanno duramente ferito il patrimonio storico artistico emiliano, continuano le attività presso il Centro di Raccolta e Cantiere di primo intervento, istituito presso il Palazzo Ducale di Sassuolo dalla Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’Emilia Romagna e dalla Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici di Modena e Reggio Emilia, in collaborazione con i due Istituti centrali del restauro: l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze e l’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro di Roma.
Grazie ai fondi messi a disposizione sia dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, sia dalla Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’Emilia Romagna, il Centro sta proseguendo il proprio impegno istituzionale sia come deposito temporaneo per le opere recuperate, attività che continua anche oggi a seguito delle attività in corso di rimozione delle macerie o di messa in sicurezza strutturale degli edifici avviate sul territorio, sia come Centro di primo intervento per la salvaguardia e la conservazione dei beni danneggiati.
1552 sono le opere storico artistiche attualmente ricoverate, provenienti da 82 edifici danneggiati, dalle province di Modena, Bologna, Ferrara e Reggio Emilia, mentre 590 sono gli interventi di messa in sicurezza già effettuati a partire dal mese di settembre 2012.
Un bilancio più che positivo, che testimonia l’impegno dell’équipe dei giovani restauratori presenti presso il Centro, a cui si affianca quello altrettanto importante dello staff della Soprintendenza di Modena per la gestione, l’organizzazione e l’archiviazione digitalizzata dei dati (interventi di messa in sicurezza, movimentazioni delle opere…). Un’attività che nell’arco di quest’anno si è via via perfezionata anche grazie all’ausilio delle tecnologie ICT (Information and Comunication Technology) in un’ottica di ottimizzazione delle risorse, di trasparenza e accessibilità delle informazioni, oltre che di riduzione dei costi da parte dell’Amministrazione.
In occasione della nuova edizione delle Giornate Europee del Patrimonio, il 28 settembre, la Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici di Modena e Reggio Emilia, insieme alla Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’Emilia Romagna e ai due Istituti Centrali del restauro, intende offrire nuovamente la possibilità di visitare il cantiere di restauro e i depositi, per dare l’occasione ai cittadini e a coloro che sono interessati di conoscere i risultati finora raggiunti. Nelle giornate del 28 e 29 settembre, i restauratori e i docenti dei due Istituti Centrali, impegnati presso il Cantiere, insieme al personale della Soprintendenza, accompagneranno i visitatori negli ambienti del Centro, in gruppi guidati di massimo 20 persone, informandoli sulle attività in corso e sulle metodologie di intervento adottate nel recupero dei beni artistici.
Le visite, che si svolgeranno il giorno 28 settembre negli orari 10.30; 11.30; 15.30; 16.30; 17.30, ed il giorno 29 settembre negli orari 10.30; 11.30, saranno gratuite e dovranno essere prenotate presso l’URP del Comune di Sassuolo al numero telefonico 0536.1844801 o all’indirizzo email: urp@comune.sassuolo.mo.it.
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Immagine: Dosso Dossi (Giovanni di Niccolò Luteri)
(Tramuschio presso Mirandola, 1486 ? – Ferrara, 1542)
Madonna con Bambino in trono tra i Santi Sebastiano e Giorgio (?)
tavola, cm 194 x 170, Modena, Galleria Estense, inv. n. 419
Il dipinto è ricordato per la prima volta nel Palazzo Ducale di Modena da Francesco Scannelli, nel 1657. Non se ne conosce però la provenienza originaria e mancano documenti sulla sua esecuzione. Non del tutto certa è anche l’identificazione di uno dei santi, il guerriero a destra, riconosciuto già dalle fonti seicentesche come San Giorgio, ma che non presenta, a parte l’armatura, gli attributi più tipici di quel santo, quali la lancia o il drago
In passato, sin dalle fonti settecentesche, l’attribuzione a Dosso Dossi è stata messa in dubbio, ipotizzando l’intervento del fratello del Dosso, Battista, o della scuola. Gli elementi dello stile e della tecnica pittorica, oltre all’alta qualità dell’opera nuovamente evidente dopo il restauro, consentono però oggi di confermare la piena autografia del maestro, già ribadita da Roberto Longhi.
Il restauro, infatti, ha recuperato la smagliante qualità della pittura e la gamma cromatica vivace e raffinata, ed ha apportato nuovi argomenti tecnici che aiutano ad attribuire con maggiore certezza l’opera al Dosso, pittore di origine mirandolese ed attivo dai primi decenni del Cinquecento prevalentemente a Ferrara per la corte degli Este, ma anche per altri committenti.
Il restauro ha inoltre rappresentato un momento di studio che ha permesso di evidenziare una serie di dati oggettivi sullo stato di conservazione dell’opera e di approfondire la conoscenza della tecnica pittorica dell’artista.
Il consolidamento del supporto ligneo della tavola e della cornice ha restituito all’opera idonea solidità strutturale.
L’osservazione del degrado e delle modificazioni apportate all’opera dagli invasivi restauri precedenti hanno permesso di ricostruire, in assenza di più precisi dati d’archivio, la cronologia degli episodi conservativi che hanno caratterizzato la storia antica e recente del dipinto.
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Restauro eseguito tra l’ottobre del 2012 e il febbraio del 2013 da Emiliano Ricchi, Alberto Sucato e Chiara Di Marco (De Cesaris Conservazione e Restauro, Roma).
Indagini scientifiche: Artelab Srl (Domenico Poggi e Andrea Lombardi).
Direzione dei lavori: Stefano Casciu, in collaborazione con Giovanna Paolozzi Strozzi e Annunziata Lanzetta.
Intervento finanziato da Intesa Sanpaolo nell’ambito del progetto Restituzioni 2013, programma biennale di restauri di opere d’arte appartenenti al patrimonio nazionale.