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Patto per la scuola, il dibattito in Consiglio Comunale a Modena

scuola-bambiniCon un coro di pareri positivi e la richiesta di maggiore precisione sull’articolazione dei costi da parte del Pdl, il Consiglio comunale di Modena ha accolto il Patto per la scuola 2013-2016, approvato all’unanimità (con l’astensione del Pdl) nella seduta di giovedì 12 settembre.

Per Ingrid Caporioni di Sel “attraverso il Patto le scuole in rete con i Comuni compartecipano alle attività per rendere effettivi i diritti dei bambini. Nonostante i tagli, il Comune ha continuato a investire sulla scuola che non va vista come spesa ma come diritto costituzionale, non è però giusto che l’Amministrazione debba supplire alle carenze dello Stato. Senza il Patto fra scuola e territorio – ha insistito – le scuole si troverebbero senza risorse per l’ampliamento dell’offerta formativa, l’aggiornamento, il sostegno e persino per l’organizzazione. Eppure le risorse ci sono, si tratta solo di scelte: l’Italia spende per la scuola solo il 9 per cento della spesa pubblica contro il 13 per cento degli altri paesi industrializzati”.

Per il Pd, Rossella Maienza ha evidenziato come “con il Patto si vogliono mettere a disposizione risorse e strumenti per una vera integrazione scolastica. La cooperazione tra enti e istituzioni è tipicamente modenese, con il Patto l’Amministrazione vuole essere vicino a scuole e famiglie”, ha aggiunto sottolineandone alcuni punti fondamentali, come le iscrizioni on line e la possibilità di collegarsi al sito del Comune per vedere la scuola di assegnazione; gli itinerari didattici con centinaia di visite guidate, incontri ed esperienze; il sostegno linguistico e l’accoglienza per gli alunni stranieri”. Cinzia Cornia ha ribadito “l’impegno economico che il Comune di Modena si prende in carico dimostrando particolare sensibilità nei confronti dell’istruzione e della formazione dei cittadini. Grazie alla collaborazione tra autonomia scolastica ed enti locali la scuola ha retto – ha affermato – e in futuro andremo sempre più in questa direzione con gli enti locali corresponsabili co-gestori. Credo serviranno anche forme di collaborazione con l’Ufficio scolastico regionale per ampliare la scuola d’infanzia mantenendo il sistema integrato con sezioni almeno parzialmente finanziate dallo Stato e co-gestite con il Comune. Per Enrico Artioli due gli aspetti importanti: “Da una parte l’Amministrazione porta avanti gli interventi di edilizia scolastica, dall’altra richiama le scuole a un discorso di rete”. Ma secondo il consigliere per quanto riguarda il rapporto scuola territorio “c’è spazio per migliorare, è infatti impensabile che le strutture vengano sfruttate solo metà tempo, inoltre le scuole potrebbero mettersi a disposizione delle famiglie condividendo non solo strutture ma anche competenze con il territorio”. Infine, Artioli ha suggerito di introdurre anche dei criteri di valutazione del Patto.

Per il Pdl, il capogruppo Adolfo Morandi ha parlato di “obiettivi del Patto in buona parte condivisibili, perché tendono a migliorare e mantenere la scuola pubblica che ancora funziona”. Oltre ad aver avanzato dubbi sui metodi d’integrazione di nomadi e stranieri, Morandi ha però osservato che “sarebbe stato opportuno dare anche un’articolazione di spesa per verificare la possibilità di una migliore razionalizzazione, visto che le risorse sono in calo e 13,5 milioni di euro rappresentano una spesa notevole in cui andranno a finire parte delle tasse e degli oneri che soffocano i cittadini”.

Per l’assessore all’Istruzione Adriana Querzè, trattandosi di un atto di indirizzi, gli impegni di spesa possono essere solo complessivi”. L’assessore ha anche ricordato come il Patto non sia firmato dalle rappresentanze dei genitori solo per l’impossibilità tecnica a farlo, mentre ha detto di raccogliere l’invito a costruire accordi con la Regione e lo Stato soprattutto per quanto riguarda la fascia d’età 0-6 e ha annunciato che l’Amministrazione comunale chiederà “l’istituzione di una scuola d’infanzia statale aggiuntiva all’interno del comparto San Paolo e se lo Stato accoglierà la richiesta, ma assegnerà solo uno dei due insegnanti necessari, il Comune ci metterà il secondo”.

















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