In piena estate è stata depositata al Senato l’ampia relazione (80 pagine) che aggiorna i dati sulla consistenza e l’utilizzo dei beni sequestrati o confiscati alle mafie. Il quadro nazionale emerso indica dati in crescita, a conferma della gravità delle penetrazioni mafiose, ma anche della costante ed efficace iniziativa giudiziaria ed investigativa. Estrapolando i dati relativi all’Emilia Romagna, emerge un trend in espansione ancor più forte e preoccupante. In particolare, a partire dal numero dei 32 procedimenti giudiziari avviati nell’ultimo biennio – e fino alla primavera 2013 – per sequestro e confisca beni, la nostra regione sale all’8° posto, dopo le cinque regioni del Sud, Lombardia e Piemonte. Se si limita l’analisi all’ultimo anno, il Distretto Giudiziario di Bologna ha aperto lo stesso numero di procedimenti di Catanzaro.
Questo primo dato in aumento si accentua ulteriormente considerando il fatto che per ogni atto giudiziario aperto si “…accresce il numero dei beni coinvolti ed oggetto di indagine”. A ciò si deve inoltre aggiungere la quantità numerosa di beni “emiliani” soggetti a sequestro per iniziativa di Procure di altre regioni. La sintesi numerica è chiara:
– in Emilia Romagna, nel biennio 2009-2010 sono stati eseguiti 10 sequestri;
– nel successivo 2011-2012 (e fino a primavera 2013) ne sono stati realizzati ben 698.
Il valore della campagna “Io riattivo il lavoro”
Se aggiungiamo il fatto che tutte le 26 imprese emiliane sequestrate o confiscate – il 100% delle ditte coinvolte a Modena, Bologna, Ferrara e Rimini – hanno chiuso i battenti per fallimento o liquidazione, salta agli occhi la necessità di intervenire con misure a salvaguardia dell’occupazione e con strumenti più efficaci in capo all’Agenzia nazionale, per la gestione dei beni sotto il profilo economico e patrimoniale, come chiede la proposta di legge della campagna “Io Riattivo il Lavoro”, condotta dalla Cgil insieme a Libera e tante altre organizzazioni economiche e sociali con una forte mobilitazione in tutto il paese. La stessa vicenda, conclusasi positivamente, della paventata vendita all’asta dell’azienda confiscata “Suvignano srl” di Monteroni D’Arbia (SI), con la posizione assunta dal governo, in sintonia con le pressioni di associazioni e istituzioni territoriali, dimostra che la lotta per rafforzare gli strumenti di contrasto alle mafie, agendo sui loro beni patrimoniali, può dare risultati molto importanti, purchè si operino scelte coerenti. Auspichiamo dunque che il Parlamento calendarizzi presto la proposta di legge di iniziativa popolare.
Le proposte della Cgil Emilia Romagna
La relazione antimafia depositata al Senato indica la necessità di prestare “particolare attenzione sui numeri dell’Emilia Romagna…che per la prima volta si affaccia tra i primi Distretti Giudiziari più interessati dal fenomeno”. Anche per questa ragione, su scala regionale, è necessario attivarsi per adottare alcune urgenti misure, che meritano soluzioni condivise e possibili, anche nel quadro normativo attuale, quali:
– individuare una sede di monitoraggio e coordinamento regionale sull’intera tematica dei beni ed aziende sequestrate, che comprenda istituzioni territoriali, strutture dello Stato (Giustizia e Prefetture) e le più rappresentative organizzazioni sindacali, sociali ed economiche;
– salvaguardare le imprese sequestrate che hanno valide strutture occupazionali, produttive e mercato (non tutte queste aziende sono “scatole vuote”);
– tutelare gli immobili e terreni oggetto dei provvedimenti da un inaccettabile, e purtroppo visibile, processo di deterioramento e degrado;
– accelerare i tempi delle assegnazioni dei beni confiscati, per fini di utilità pubblica e sociale;
– affrontare, per quanto di competenza in ambito regionale, il problema di “…un numero sempre minore di nuovi decreti di destinazione dei beni” (in regione, nell’ultimo quinquennio, sono stati “destinati” solamente 15 beni sottratti alle mafie).
Nelle prossime settimane l’iniziativa della Cgil regionale si concentrerà su queste problematiche molto sensibili, attivando i confronti istituzionali necessari, insieme alle altre organizzazioni, per fare passi avanti verso gli importanti obiettivi individuati.
(Mirto Bassoli, Segreteria regionale CGIL E.R. – Franco Zavatti, Coordinatore reg. Sicurezza e Legalità CGIL E.R.)