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Legacoopsociali Emilia-Romagna a congresso

Alberto-AlberaniSi è tenuto questa mattina a Bologna il Congresso di Legacoopsociali Emilia-Romagna, un settore che sviluppa complessivamente un miliardo di euro di fatturato e occupa 27.000 lavoratori, nella gran parte soci, in 230 cooperative. Gestisce servizi rivolti a persone anziane, disabili, minori, e asili nido; inserisce al lavoro, attraverso le cooperative di tipo b, persone svantaggiate.

Un comparto che ha tenuto nonostante la crisi «anche per le scelte fatte dalla Regione Emilia-Romagna – ha ricordato Alberani – che ha messo in sicurezza i servizi a disabili e anziani aumentando l’Irpef di una quota che va dallo 0,2 allo 0,5%, destinando gli introiti al Fondo regionale per la non autosufficienza. Qualcosa di simile va fatto per i nidi – ha incalzato Alberani –, che sono un brand dell’Emilia-Romagna nel mondo, al pari della Ferrari e del Parmigiano-Reggiano, un servizio insostituibile per le famiglie e per i bambini che rischia di svuotarsi per via dei costi».

Alla Regione Alberani ha chiesto un cambio di passo nella coprogettazione dei servizi, in particolare aggiustando il meccanismo di accreditamento per quelli rivolti ad anziani e disabili e «prevenendo alcune nostalgiche velleità di inappropriate e costose re-internalizzazioni dei servizi». Un richiamo forte a Viale Aldo Moro è stato fatto anche per la nuova legge regionale sulla cooperazione sociale che, ha ricordato Alberani, «è attesa da due anni e che vorremmo vedere approvata entro dicembre».

Alberani ha anche delineato i settori di sviluppo di nuova cooperazione, anche in relazione con altre realtà cooperative, «come è successo con Fare Mutua, elaborata assieme a Unipol Salute e Coop; nella prospettiva di affiancare le cooperative di abitanti, trasformandole in cooperative sociali di abitanti; elaborando nuovi prodotti che alleggeriscano i conti per le pubbliche amministrazioni garantendo ai cittadini gli stessi servizi e, anzi, migliorandoli».

Su tutto questo pesa la spada di Damocle dell’innalzamento, previsto dalla legge di stabilità, dell’Iva per le cooperative sociali dal 4 al 10%: «Una manovra assurda: l’80% delle nostre attività viene realizzato per conto delle pubbliche amministrazioni – ha ricordato Alberani –. Lo stato incasserebbe il 6% in più e le amministrazioni territoriali dovrebbero pagare il 6% in più: una situazione insostenibile che porterebbe, a livello nazionale, alla scomparsa di 42.000 posti di lavoro e al venire meno di servizi essenziali per 500.000 persone».

Nel corso dei lavori, che hanno visto la conferma di Alberani alla guida di Legacoopsociali Emilia-Romagna, è stata presentata da Luciano Marangoni di Coopfond la ricerca “Cooperazione sociale Legacoop in Emilia Romagna dal 2009 al 2013” che ha evidenziato sia la tenuta del comparto, pur diminuendo la redditività; sia una forte spinta progettuale e innovativa accompagnata da una efficace opera di riorganizzazione interna.

 

















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