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Studenti occupano stabile a Bologna

taks-youtube “Studentato Occupato Taksim”: è lo striscione appeso al balcone dell’edificio abbandonato, nella periferia di Bologna, occupato questa mattina dagli attivisti del collettivo universitario autonomo. Si tratta di uno stabile di via Zanolini, in zona San Donato, un tempo sede di un convitto religioso gestito da suore. L’azione degli universitari arriva nella giornata definita come “la vendetta di Photinia” scelta in onore dell’albero piantato in piazza Verdi (nel ‘cuore’ del quartiere universitario) poi fatto rimuovere dal Comune. “Lo Studentato Occupato Taksim – spiega il Cua – nasce ad opera di studenti e studentesse dell’università di Bologna decisi a non pagare la crisi e l’austerità, dando vita ad un momento di riappropriazione all’interno della zona universitaria bolognese”.

“Dai seminari autogestiti alle aule occupate in università; dall’apertura di spazi di sperimentazione per una socialità e vivibilità differente in piazza Verdi e in tutta la zona universitaria simboleggiati dalla campagna I Love Piazza Verdi; dai percorsi contro il caro-vita e per la riappropriazione di reddito come la campagna Occupy Mensa ecc…  – scrivono gli studenti -pensiamo sia giunta l’ora di determinare e praticare collettivamente esistenze differenti e più ricche della miseria che quotidianamente ci viene imposta.

Lo Studentato Occupato Taksim è un passaggio ulteriore di una nuova geografia della zona universitaria in costruzione. Taksim vuole dire condivisione e connessione con i movimenti globali che dal 2011 in poi stanno segnando il nostro presente. Taksim è la nostra solidarietà con il movimento turco che da mesi si sta battendo nelle strade.

Siamo tutti e tutte coscienti di come a Bologna il costo degli affitti sia sempre più insostenibile. Di come l’abitare sia spesso degradato. Basti pensare che a Bologna su una popolazione studentesca di oltre 40.000 fuorisede i posti letto messi a disposizione sono solo 1465, e ognuno ha un costo di circa 200 euro.. Per questo riteniamo giusto e necessario che le case lasciate vuote dalla speculazione vengano occupate e non lasciate al degrado dell’abbandono.

E’ a partire da queste considerazioni che – aggiungono – come studenti e studentesse dell’università abbiamo deciso di aprire uno stabile vuoto da anni per farne uno studentato autogestito. Uno spazio che vogliamo difendere e che vogliamo sia solo un primo passo per conquistare collettivamente reddito, diritti e saperi”.

















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