Due giornate alla settimana, pari a cento giornate all’anno, dedicate alla macchina burocratica. Sono questi i dati presentati da Confagricoltura all’Academy, l’appuntamento organizzato da Confagricoltura nazionale su temi specifici. Quest’anno al centro dell’incontro è stato il tema della burocrazia.
«L’imprenditore agricolo – ha spiegato Mario Guidi, presidente di Confagricoltura – tragicamente si perde nel labirinto della burocrazia; la mancata semplificazione è la prima causa della non competitività delle imprese italiane, viene ancora prima della carenza di infrastrutture». Il presidente di Confagricoltura ha sottolineato che «la mancata semplificazione normativa, le lungaggini burocratiche, la bassa qualità dei servizi pubblici e l’onerosità degli adempimenti, oltre a controlli asfissianti e non coordinati, costringono l’imprenditore a dedicare cento giorni all’anno per far fronte ad una mole di carte, timbri, procedure, sottraendo così tempo e denaro ai compiti prioritari di un’impresa».
È una burocrazia pesante nel senso letterale del termine. Ad esempio i Piani di sviluppo rurale italiani (PSR), simbolo della complicazione burocratica, sono composti in media da 600 pagine più una serie di allegati di varia natura che oscillano tra le 800 e le 1600 pagine, che bisogna necessariamente conoscere se si vuole beneficiare delle misure. In totale il peso varia tra 4 e 8,5 Kg di carta, senza quantificare tutti i documenti attuativi, i bandi per la presentazione delle domande, i documenti modificativi e integrativi.
A Roma, insieme alla presidente di Confagricoltura Modena Eugenia Bergamaschi e al direttore Paolo Sordo, era presente anche Silvia Bergonzini, vivaista associata a Confagricoltura Modena con la sua Società Agricola Vivai Piante F.lli Bergonzini, che ha parlato del suo caso, l’iter di costruzione di un capannone per il ricovero attrezzi (250 mila euro di importo finanziato), iniziato nel settembre 2009 e terminato nell’agosto del 2013. Pratiche bloccate 10 volte per richiesta di integrazioni, tre Comuni coinvolti, un mutuo che costa all’azienda 15 mila euro di interessi: «Questo è forse l’aspetto che più mi infastidisce. – ha spiegato Silvia Bergonzini nel suo intervento – Sono cresciuta con una mentalità secondo la quale si fanno le cose solo quando ce lo si può permettere. Non abbiamo mai ritardato di un giorno né il pagamento dei nostri dipendenti né dei nostri fornitori a costo di stringere noi la cinghia. Avevo fatto tutti i conti: col finanziamento e con un po’ di risparmi avrei coperto bene tutte le spese, senza dover ricorrere a prestiti, per cui i 15 mila euro li pago mal volentieri. In tutto questo percorso – conclude – ho comunque avuto la fortuna di essere seguita con una professionalità ed una scrupolosità senza pari dai tecnici di Confagricoltura Modena, che tra l’altro sono quelli che mi sono costati meno di tutti».