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Colf e assistenti in Italia: 1/10 lavora in Emilia Romagna. In 5 anni la domanda è triplicata

assindatcolfLa percentuale di aumento delle assunzioni di personale italiano registra anche numeri importanti per la scolarizzazione delle lavoratrici che si approcciano al settore. La quasi totalità delle lavoratrici è in possesso di un titolo di studio della scuola media superiore, ma vi è anche una percentuale sempre maggiore di persone con laurea che si attesta intorno all’ 1,8% – 2% tra i dati 2012 e quelli del 2013. Assindatcolf rileva anche che, se nel 2011 le assunzioni di dipendenti domestiche italiane riguardavano il 3,73% del totale delle assunzioni, nell’anno 2012 tale dato si è quasi triplicato: l’8,62% delle assunzioni effettuate durante l’anno riguardava lavoratrici italiane.

Se n’è discusso nei gironi scorsi durante il 30° anniversario dalla sua fondazione, ASSINDATCOLF – Associazione Nazionale tra i Datori di Lavoro Domestico – durante il convegno che ha analizzato tutti i temi legati al lavoro domestico, con uno sguardo complessivo a una realtà molto più complessa di quanto possa apparire. Il convegno – che ha il Patrocinio della Camera dei Deputati – si è tenuto stamattina a Roma presso Palazzo Montecitorio.

“E’ questa la realtà in cui oggi ASSINDATCOLF nel trentesimo della Sua fondazione si trova ad operare”, afferma il Presidente Renzo Gardella, “ed è proprio per questo aspetto che abbiamo pensato ad un convegno, non impostato sul ricordo del cammino percorso, bensì proiettato a immaginare il futuro di quel settore del lavoro che tanta importanza ha nella vita quotidiana di tutti. Per quanto ci riguarda, quindi, questo Convegno lo vogliamo considerare non un punto di arrivo, ma un vero e proprio punto di partenza per i prossimi anni, da cui scaturiranno soluzioni, proposte e idee per lo sviluppo di sicuro interesse”.

SETTORE IN CRESCITA – Nell’ultimo decennio tutta l’area dei servizi di cura e assistenza per le famiglie ha costituito per il nostro Paese un incredibile bacino di crescita occupazionale. Il numero effettivo dei collaboratori che, con formule e modalità diverse, prestano la loro attività presso le famiglie è passato da poco più di un milione del 2001 agli attuali 1 milione 655 mila (+53%). Nel 2011 quasi 2 milioni 600 mila famiglie (il 10,4% del totale) si sono rivolte al mercato, per acquistare servizi di collaborazione, di assistenza ad anziani o altre persone non autosufficienti e di baby sitting (Fonte CENSIS).

La maggior parte dei collaboratori familiari presta assistenza ad almeno una persona adulta bisognosa di cure (60,2%), in massima parte anziani al di sopra dei 75 anni. Nelle attività di assistenza alla persona sono molto più coinvolti i collaboratori stranieri (68,1%) rispetto ai loro colleghi italiani che lo fanno nel 33,3% dei casi. La maggioranza proviene dai paese dell’Est Europa (complessivamente il 55,4%), e il particolare dalla Romania (primo paese di origine) e dall’Ucraina (primo paese di provenienza dei collaboratori che operano al Sud). Ma anche le Filippine costituiscono un bacino importante di offerta di lavoro, visto che ben il 7,8% proviene da quest’area.

I dati rivelano che l’83,4% degli assistenti familiari svolge attività di governo della casa (pulizie, spesa, piccole commissioni, ecc.), il 54,8% assistenza semplice alla persona, il 29,4% assistenza di base a persone non autosufficienti, il 18,3% accudisce i bambini e il 15,3% effettua invece un’assistenza più specialistica alla persona, che potremmo definire “avanzata”. I collaboratori di origine straniera, inoltre, non solo sono più versatili, ma sono anche molto più presenti nell’assistenza alle persone. Mediamente, i collaboratori familiari svolgono questo lavoro da 8 anni e hanno intrapreso il percorso professionale all’età di circa 34 anni. Nel 2009, l’esperienza media era pari a 7 anni.

EMILIA ROMAGNA – Secondo gli ultimi dati in Emilia Romagna della UnionCamere risultano occupati 78.655 lavoratori, pari al 9,8% del totale dei lavoratori domestici occupati in Italia, di cui 69.549 donne, mentre 9.106 sono gli uomini. Netta la differenza tra numero di impiegati di nazionalità straniera ed italiana: 64.520, pari all’82%, contro i 9.593. Gli stranieri provengono principalmente dall’Europa dell’Est (59.460) e dalle Filippine (4.542). Per stipendi e mansioni non si rilevano particolari differenze, ma si nota una propensione delle lavoratrici italiane per i lavori domestici e di assistenza a bambini, mentre le lavoratrici straniere sono maggiormente occupate per assistenza agli anziani. Le assunzioni riguardano in minima parte lavoratori in possesso di laurea, in questi casi prevalgono gli studi a carattere pedagogico messi a frutto per l’assistenza ai bambini. Le assunzioni di personale straniero, in generale, riguardano lavoratrici che hanno frequentato scuole superiori.

Sia per uomini che per donne le due fasce di reddito principali sono quella tra i 7000/8000 euro e quella oltre i 13.000 euro annui con una prevalenza delle donne, in questa fascia, per il 9,06% contro il 4,04 % di uomini. Nella Regione la città che occupa più lavoratori domestici stranieri è Bologna dove sono presenti il 2,7% degli occupati su scala nazionale; seguono Modena 1,6%, Parma 1,1% e Reggio Emilia 1%. Le altre province della Regione occupano mediamente lo 0,6-0,7% degli occupati in Italia.

“Occorre ricordare che la Regione Emilia Romagna – spiega il Rag. Enrico Bernardini, Delegato Sezione di Bologna – attraverso il Fondo Regionale per la non autosufficienza (delibera Giunta regionale 509 del 2007) ha elaborato un piano socio-sanitario che prevede l’obiettivo di sviluppare la domiciliarità, valorizzare il lavoro di cura e sostenere le famiglie attraverso un complesso di azioni. Fra gli interventi più diffusi, rientrano sia i sostegni individuali al caregiver, come l’assegno di cura, l’accoglienza temporanea di sollievo, il tutoring domiciliare, sia interventi rivolti a gruppi di caregiver specialmente per lo sviluppo delle competenze dei famigliari e la promozione di solidarietà e legami sociali, come gli interventi educativi, i gruppi di auto/mutuo aiuto, ecc.”

BOLOGNA – Per quanto riguarda la realtà della Sezione Assindatcolf di Bologna, registriamo tra le famiglie assistite una prevalenza di lavoratrici assunte con il contratto di colf non convivente (85%), con una paga oraria media di € 6,96/ora. Si è constatato comunque come siano notevolmente aumentate le richieste di assunzioni per lavoratrici addette all’assistenza a persone non autosufficienti, infatti dal 2009 al 2013 la richiesta di assistenza per la gestione contrattuale di queste lavoratrici si è quasi triplicata. I lavoratori italiani, assunti dalle famiglie datrici di lavoro domestico da noi assistite, sono il 7,90% sul totale dei dipendenti.

AUMENTANO ITALIANE E LAUREATE – “Già dal 2009 le Sezioni Assindatcolf del Nord-est, Treviso, Udine, Venezia, ci sottolineavano l’incremento di assunzioni di manodopera italiana – spiega la Dr.ssa Teresa Benvenuto, Segretario nazionale di Assindatcolf – come risultato del reinserimento di molte donne, che erano state licenziate o messe in mobilità dalle fabbriche nelle quali avevano lavorato da sempre. Tale fenomeno in seguito è stato evidenziato anche in Lombardia, riguardando soprattutto persone che avevano perso il lavoro negli uffici, quindi con qualifiche spesso impiegatizie. Negli ultimi due anni anche la sede di Roma ha avuto modo di conoscere questa realtà, ma il dato qui risulta ancora più eclatante poiché verso il settore si sono rivolte anche quelle persone con un titolo di studio elevato.

“Molte donne – continua la Dr.ssa Benvenuto – il cui reddito familiare si è contratto drasticamente per la perdita del proprio lavoro o di quello del proprio coniuge hanno trovato nell’impiego nel settore domestico la soluzione momentanea ai loro problemi. Se nel Nord-Est si è rilevata la presenza maggiormente nell’assistenza agli anziani e alle faccende domestiche, a Milano e a Roma le lavoratrici italiane hanno preferito dedicarsi all’assistenza di neonati o di bambini in età scolare. Mentre un dato rimane costante ed è l’età che queste donne hanno: la maggior parte di loro si colloca nella fascia di età tra i 40 e i 59 anni. I dati dell’indagine hanno riguardato le assunzioni effettuate negli anni 2011-2012 e 2013, registrando un trend di crescita delle lavoratrici italiane soprattutto tra il 2011 ed il 2012. Si precisa tuttavia che i dati sono riferiti alle nuove assunzioni e non a tutti i rapporti di lavoro in essere in quel momento”.

La percentuale di aumento delle assunzioni di personale italiano registra anche numeri importanti per la scolarizzazione delle lavoratrici che si approcciano al settore, nell’incremento si rileva, infatti, che la quasi totalità delle lavoratrici è in possesso di un titolo di studio della scuola media superiore, ma vi è anche una percentuale sempre maggiore di persone con laurea che si attesta intorno all’ 1,8% – 2% tra i dati 2012 e quelli del 2013.

Dall’analisi dei dati pervenuti dalla sede di Roma, l’associazione rileva che se nel 2011 le assunzioni di dipendenti domestiche italiane riguardavano il 3,73% del totale delle assunzioni, nell’anno 2012 tale dato si è quasi triplicato: l’8,62% delle assunzioni effettuate durante l’anno riguardava lavoratrici italiane. Il trend si è mantenuto nell’anno 2013, dove fino a settembre, l’ASSINDATCOLF ha registrato che sul totale delle assunzioni il 9,26% era per personale di nazionalità italiana. L’idea che per molte di queste lavoratrici l’ingresso nel settore non è momentaneo, ma con carattere di stabilità, lo si riscontra nella richiesta di partecipazione delle stesse a corsi di formazione organizzati a vario titolo sia per le mansioni domestiche sia per il lavoro di cura agli anziani e ai bambini.

CONTRATTI – La variabile della regolarità contrattuale divide l’Italia in due: nel Nord, dove l’inadempienza totale si limita a casi marginali (riguarda il 9,9% dei lavoratori) e in quasi la metà dei casi le famiglie rispettano per intero le regole esistenti (47,3%); dall’altro, il Centro e il Sud, accomunati dalla scarsa percentuale di rapporti di lavoro “totalmente regolari” (interessano il 23,3% dei collaboratori al Centro e il 23,7% al Sud) e entrambi caratterizzati dalla presenza di un sommerso molto diffuso. In particolare, al Sud c’è una percentuale altissima di “nero” totale (nel 53,9% dei casi non c’è alcun pagamento di contributi), al Centro questa è più bassa (33,9%) ma si aggiunge a un’area altrettanto ampia di irregolarità parziale (35,6%), casi nei quali le famiglie versano solo parte dei contributi.

“Quello del lavoratore domestico non è più un lavoro di scorta – afferma il Dr. Zini – Vice Presidente ASSINDATCOLF – ma non è nemmeno un lavoro completamente riconosciuto. Non parlo delle dinamiche contrattuali che, anche con le mitigazioni esistenti, sono estremamente onerose per le famiglie che non sono organizzate come imprese e quindi subiscono maggiormente tutta la burocrazia del settore lavoro. Il lavoro nero è stimato pari se non superiore al lavoro regolare. Ma oggi questa situazione non si può più tollerare perché parliamo di 2.000.000 di lavoratori (è certamente tra i primi 5 CCNL a livello Italiano se consideriamo anche il sommerso e rientra tra i primi 10 in ogni caso) che presto o tardi, tra 10-20-30 anni, saranno anziani e chiederanno una prestazione pensionistica, tutta o in parte a carico dello Stato. Occorre affrontare oggi il problema e, soprattutto, affrontarlo in modo che sia “logico” essere in regola, altrimenti non emergerà mai il lavoro nero del settore.”

 

















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