Sono oltre 13mila le firme che provengono dall’Emilia Romagna rispetto alle 100mila firme certificate raccolte dalla Cisl e dai bancari Cisl (Fiba) per la proposta di legge d’iniziativa popolare indirizzata a porre un tetto ai compensi dei top manager. Firme che domani, a Roma, alle 10.00, Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl, e Giulio Romani, segretario generale dei bancari Cisl consegneranno in piazza Montecitorio, presso la Camera dei Deputati.
Se si volge lo sguardo alle singole province, delle 13mila firme emiliano-romagnole, oltre 3600 vengono dalla provincia modenese, quasi 3300 da quella bolognese, circa 2900 dalle province di Forlì, Cesena e Rimini, e poi, a scalare, da tutte le altre fino ad arrivare alle 775 di Ferrara.
E’ questo l’epilogo della campagna di raccolta firme “Se firmi li fermi”, partita lo scorso giugno subito dopo che il leader della Cisl Raffaele Bonanni e il segretario generale dei bancari Cisl, Giulio Romani, avevano depositato in Cassazione una proposta di legge popolare per mettere un tetto massimo alle retribuzioni e bonus dei top manager, proposta che prevedeva un tetto per la retribuzione fissa di 294 mila euro (pari a quello dei manager pubblici) e un rapporto di 1:1 per il salario variabile (come da indicazioni europee).
“E’ iniquo – commenta Marco Amadori, segretario generale regionale della Fiba Cisl ER – che in questa fase di crisi difficilissima, in cui le famiglie fanno fatica ad arrivare a fine mese e le imprese si ritrovano con i rubinetti del credito serrati, i sacrifici vengano chiesti solo ai lavoratori, con prepensionamenti e tagli di stipendio, e non ai super-manager”. “Gli esempi – prosegue Amadori –non mancano: all’amministratore delegato di Unipol servano solo cinque giorni per guadagnare lo stipendio medio annuo di un dipendente di banca, quindici al direttore generale di Credem e sedici all’amministratore delegato della Banca Popolare dell’Emilia Romagna, mentre, in media, necessitano solo otto giorni per gli amministratori delegati o direttori generali delle più grandi banche e assicurazioni italiane”.
“D’altro canto – continua il dirigente Cisl – la nostra richiesta, rivolta a tutte le società quotate, non fa altro che raccogliere gli indirizzi contenuti nelle direttive europee e le continue sollecitazioni di Banca d’Italia in tal senso, senza dimenticare che è perfettamente in linea con quanto già deciso nel 2011 dal decreto “Salva Italia”, che ha posto un massimale annuo per i manager delle società pubbliche di 294mila euro”.Un’iniziativa, quella della Cisl, che tra gli intenti dichiarati potrebbe avere che l’effetto di trascinamento per le società non quotate. ”Difatti – conclude il sindacalista – nel quadro del settore finanziario regionale la metà delle banche sono banche di credito cooperativo che già erogano stipendi nel limite della nostra proposta, per le altre ci sarebbe un effetto trascinamento o, quantomeno, un’induzione a fare più chiarezza e trasparenza nei propri bilanci”.