Arrivano segnali positivi dagli studi di settore delle piccole e medie imprese modenesi. Dall’esame delle dichiarazioni relative all’anno d’imposta 2012, l’Osservatorio economico di Confesercenti Modena ha rilevato che, rispetto al campione di aziende attive sul territorio provinciale, l’81,5% risulta congruo con i parametri ministeriali. Percentuale in crescita rispetto al 79,5% del 2011. “È importante ricordare però – tiene ad evidenziare l’Associazione imprenditoriale – che il raggiungimento di questi obiettivi, è stato possibile anche e soprattutto grazie al funzionamento dei correttivi anticrisi che hanno consentito ad un 32% di imprese di risultare congrue ai parametri stabiliti. Una crescita significativa rispetto all’anno d’imposta 2011 quanto le imprese che avevano beneficiato dei correttivi anti crisi erano state il 20%. Un risultato che ci sentiamo di definire positivo – fa notare Confesercenti – e che valorizza principalmente il ruolo delle associazioni rispetto ai correttivi anticrisi apportati”.
Lo studio condotto dall’Osservatorio, ha interessato 2.400 imprese ed ha focalizzato l’attenzione sull’andamento di quelle operative sul territorio, in prevalenza nei settori del commercio, turismo, servizi, liberi professionisti compresi. Dai risultati emersi dall’analisi delle dichiarazioni, il settore che mostra il dato migliore nel 2012 è quello dei professionisti (avvocati, architetti, etc.), congruo con i parametri introdotti dal Ministero delle Finanze per il 90,7%. Raggiunge l’81,5% di congruità il settore del commercio che include sia l’ingrosso che il minuto, alimentare ed extra alimentare. Supera l’80%, e parliamo sempre di imprese congrue – 80,4% per la precisione – l’area dei servizi che comprende l’intermediazione, i pubblici esercizi come i bar, i ristoranti e le attività ricettive del turismo.
“Da questa analisi – precisa Confesercenti Modena – emerge con forza l’importanza del ruolo che le Associazioni, che rappresentano e tutelano la piccola e media imprenditoria, hanno svolto nei confronti del Ministero per adeguare i parametri ad una realtà economica che sconta ancora gli effetti di una lunga e grave crisi economica. La congruità, raggiunta da oltre l’80% delle imprese monitorate mostra infatti che non c’è stato, grazie proprio all’efficacia dei correttivi anti crisi, quell’effetto distorsivo che avrebbe potuto generare una distanza eccessiva tra l’andamento reale dei ricavi e quanto chiesto effettivamente dal Ministero delle Finanze. Ciononostante pur a fronte di un andamento positivo degli studi di settore rimane non più rinviabile una vera riforma fiscale che semplifichi gli adempimenti e soprattutto che alleggerisca il livello di imposizione sulle imprese. Destinando a questo fine i proventi della lotta all’evasione fiscale che, come dimostrano i dati sugli studi di settore, si annida soprattutto nel sommerso”.