Lunedì 16 dicembre, alle 21, al Cinema Teatro Italia di Soliera, si proietta “La variabile umana”, il film di Bruno Oliviero che è stato applaudito questa estate al Festival di Locarno. In sala sarà presente lo stesso regista, che al termine della proiezione risponderà alle domande del pubblico. La serata chiude il Corti Vivi Film Fest.
La pellicola – primo lungometraggio del documentarista napoletano Bruno Oliviero, da dieci anni trapiantato a Milano – vede come protagonista un inedito Silvio Orlando, molto bravo nei panni di un tutore dell’ordine in crisi personale e professionale, trascinato in un’indagine che lo coinvolge molto da vicino. Gli altri interpreti principali sono la giovanissima debuttante Alice Raffaelli, Sandra Ceccarelli e Giuseppe Battiston.
Si tratta di un film, spiega il regista, “ispirato alla letteratura gialla americana degli anni Trenta, ad autori come Cornell Woolrich”. Ambientato in una Milano ricca di colori caldi, in cui uomini anziani si accompagnano a spregiudicate adolescenti, il film ha più di un rimando alla cronaca recente. “Faccio da sempre documentari”, spiega Oliviero, “e sentire il clima del luogo è una delle mie prerogative. Ci siamo limitati a osservare il clima che si viveva a Milano. Al centro della storia c’è un uomo messo in crisi da istanze morali ed etiche che lo toccano da vicino, ma abbiamo lavorato su quello che c’era intorno e Milano era già così, prima delle notizie di cronaca”.
Le musiche del film sono di Michael Stevens, storico collaboratore di Clint Eastwood. Il film è molto curato nella fotografia e nei movimenti di macchina. Oliviero racconta: “Non mi pongo problemi in termini di stile. Eduardo De Filippo, di cui sono indegno concittadino, diceva: “cerca la vita e trovi lo stile, cerca lo stile e trovi la morte”. Per quanto ho potuto, mi sono posto dei problemi riguardo alla precisione con cui potevo raccontare questa piccola storia su una parte della nostra società. Mi sono sentito più libero che nei documentari e la scelta della fiction è stata ideale per affrontare la parte intima, senza essere voyeuristico come può accadere nella vita reale”.
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