Sono rimasti “inguaiati” dai loro volti ben noti sopratutto ai Carabinieri di Reggio Emilia che li avevano arrestati nell’ambito dell’operazione “Affari di famiglia” condotta nel maggio del 2010 che portò all’arresto di 11 calabresi con l’accusa di aver rubato da un supermercato di Reggio Emilia 60.000 euro di prodotti in appena 5 mesi. Per quei fatti gli arrestati davanti al giudice si mostrarono pentiti chiedendo addirittura scusa e dicendosi pronti a risarcire il maltolto. Due di loro però, a distanza di tre anni, sono tornati in azione in altro supermercato di Reggio Emilia manifestando anche una certa propensione alla violenza. Sorpresi a rubare non hanno esitato a schiaffeggiare un dipendente che li aveva fermati e che si apprestava, con il cellulare, a chiamare i Carabinieri. In questo modo i due ladri sono riusciti a fuggire con la refurtiva del valore di 150 euro costituita da una decina di punte di parmigiano e prodotti cosmetici. Non hanno fatto molta strada: le telecamere del sistema di videosorveglianza li hanno immortalati consentendo ai Carabinieri della Stazione di Corso Cairoli di identificarli. Trattandosi infatti di due volti ben noti, anche i militari quando hanno esaminato le immagini del sistema di videosorveglianza del supermercato che riprendevano i due durante il raid furtivo, hanno riconosciuto negli odierni indagati gli autori di quella che poi da furto è divenuta una rapina. La vicenda è quindi culminata con la denuncia in stato di libertà per il reato di rapina impropria che i Carabinieri della Stazione di Reggio Emilia Principale hanno inoltrato alla Procura reggiana a carico di un 37enne originario di Cutro residente a Reggio Emilia ed un 36enne crotonese abitante in città.
Incastrati oggi come allora: quando infatti finirono in manette nell’ambito dell’operazione “Affari di Famiglia” i Carabinieri si avvalsero di centinaia di riprese video, ricostruendo nel dettaglio le svariate, ma organizzate, modalità di furto degli indagati che erano soliti fare irruzione in massa all’interno dei locali del supermercato, facendo ricorso a insulti e minacce verbali per bloccare ogni tentativo di contestazione dei furti da parte degli addetti alla sorveglianza. Insulti e minacce che oggi, in una sorta di progressione del crimine, si sono trasformati in violenze.