Lo stillicidio continua, e rischia di trasformarsi in una cascata. I centri storici di Modena e Carpi sono probabilmente le aree più colpite dalla progressiva desertificazione commerciale, ma è tutta la nostra provincia ad essere colpita.
A Modena chiudono in queste ore e per sempre alcuni negozi in centro storico.
A Carpi chiude la più grande struttura in centro, assieme ad altri negozi storici. A Castelfranco Emilia chiude il Di Meglio, a Vignola lo storico Riccò G.
Ovunque segnali preoccupanti di possibili chiusure, anche in realtà che occupano decine di persone, mentre sono purtroppo noti gli effetti del sisma sul commercio dell’Area Nord.
Un fenomeno sempre più evidente che consegna un settore in grave arretramento, peraltro non solo nel nostro territorio. Arretramento occupazionale in primis, arretramento dei salari di chi lavora, arretramento di diritti. Ad esempio, una maternità oggi per una lavoratrice del piccolo commercio è spesso anche il termine reale del lavoro, non essendo in alcun modo garantito il rientro.
Colpa della crisi dei consumi? Certamente, ma non solo. La grave crisi di attrattività dei centri storici è causata anche dalla stagione di deregulation del Governo Monti. Dall’idea che abbattendo le regole rispetto ad orari, programmazione, limiti nelle aperture, si producesse una positiva scossa economica.
Ma la scossa, come la Filcams/Cgil aveva previsto, rischia di uccidere il malato. Rischia di devastare il commercio debole, che è quello generalmente presente nei centri storici – specie nelle vie laterali – e nei quartieri delle città, il cosiddetto commercio di prossimità.
Prendiamo la vicenda degli orari. Fino al 2011 nella gran parte dei centri storici della nostra provincia era possibile l’apertura tutte le domeniche. Ciò era reso possibile dalla normativa sul commercio nelle Città d’Arte, che favoriva quella parte di territorio. La rozza liberalizzazione del Governo Monti ha messo tutti nelle stesse condizioni: il centro commerciale di 50.000 metri quadri ed il negozietto di 20 mq.
Ha demolito e demolirà il ruolo delle Amministrazioni locali nella programmazione degli insediamenti commerciali, ha reso inutili decenni di equilibrismi tra le diverse forme di commercio. Ha appunto spezzato un equilibrio difficile, ed è la concausa di questo stillicidio di chiusure che, se nessuno porrà rimedio diventerà, lo ribadisco, una cascata.
E’ del tutto inutile che i molti candidati a Sindaco in questa provincia ci dicano ora quello che vogliono fare per affrontare il problema. I Sindaci sono del tutto privi di poteri, mentre le Province, che sono state il soggetto regolatore principale, andranno a breve a superamento. Le Regioni poi sono state del tutto esautorate dalla podestà legislativa.
Quindi, ci rivolgiamo alla dozzina di deputati e senatori modenesi oggi nel Parlamento per rivolgere loro una semplice domanda: vi interessano questi problemi? E se vi interessano, cosa di concreto avete intenzione di fare per cambiare questa situazione?
Nell’attesa che una politica meno disattenta ai problemi reali affronti il cambiamento di una normativa rozza e sbagliata, cresceranno i negozi che si trasformano in garage, cresceranno le vie del centro senza vita, cresceranno le commesse che a cinquant’anni perdono il lavoro senza speranza di ritrovarlo.
Ecco l’unica crescita che ha portato la Legge Monti sul commercio.
(Alessandro Fili, responsabile Commercio Filcams/Cgil Modena)