«Siamo di fronte ad un disastro annunciato. Da anni denunciamo una forte preoccupazione sulla gestione degli argini e del letto del fiume Secchia, ma i nostri proclami non sono stati ascoltati e ora i cittadini devono affrontare una situazione drammatica. In primo luogo come cittadina, ma anche come presidente di Confagricoltura Modena, voglio avere risposte da chi in tutti questi anni non ha lavorato per prevenire un incidente di questa portata».
La presidente di Confagricoltura Modena Eugenia Bergamaschi interviene sui fatti accaduti negli ultimi giorni, in seguito alla rottura dell’argine del fiume Secchia. La presidente, residente nella frazione di San Matteo e quindi tra i primi costretti all’evacuazione, chiede spiegazioni in prima battuta all’Aipo: «Sono anni che controlli e manutenzioni sono scarsi, superficiali o inesistenti. Dopo le piene il letto del fiume non viene pulito e nutrie e volpi costruiscono le loro tane all’interno dell’argine stesso, rendendolo più debole. Mi chiedo cosa abbia fatto l’Aipo in tutti questi anni. I cittadini e gli imprenditori agricoli non sono autorizzati a fare manutenzione all’interno del letto del fiume e chi lo fa rischia di essere multato. Chi gestisce i fiumi dovrebbe rapportarsi con la popolazione e con le associazioni agricole, invece da decine di anni l’argine non viene rafforzato e la manutenzione è scarsa, per non dire nulla. Così ci troviamo ad affrontare una nuova emergenza, a 20 mesi dal terremoto, con nuovi problemi e danni economici ingenti, in un contesto già complicato. Ringraziamo il presidente Vasco Errani per il tempestivo soccorso e per la sensibilità che ha dimostrato ancora una volta, ma ribadiamo che serve maggiore prevenzione per evitare conseguenze come quelle che si stanno verificando in queste ore. Un stima dei danni? In questo momento è impossibile fare qualsiasi tipo di stima, anche approssimativa, visto che lo scenario cambia di ora in ora. Possiamo solo dire – conclude Bergamaschi – che gli agricoltori e gli allevatori della Bassa hanno subito un altro duro colpo».