Il business dell’oro rosso reso possibile grazie a compiacenti ricettatori del settore ha visto all’opera un insospettabile, in quanto incensurato 50enne, raggiungere l’area del Poggio 70 della frazione Veggia di Casalgrande per “estirpare” l’impianto elettrico di una sala da ballo con annessa piscina e ristorante, attualmente chiusa, per impossessarsi di oltre un quintale di cavi elettrici contenenti il “prezioso” metallo che stando alle prime risultanze aveva intenzione di piazzare a compiacenti ricettatori del settore nel modenese. Con l’accusa di furto aggravato i Carabinieri della Stazione di Casalgrande hanno arrestato un 50enne salernitano residente a Casalgrande, ristretto al termine delle formalità di rito a disposizione della Procura reggiana.
I fatti risalgono a ieri poco dopo le 14,00 quando una pattuglia della Stazione Carabinieri di Casalgrande che avevano ricevuto la segnalazione di movimenti sospetti, si portavano in Via Toscanini della frazione Veggia di Casalgrande presso l’Area Poggio 70, ex sede di una sala da ballo con annesso ristorante e complesso piscina, attualmente chiusa, fermando un’autovettura Fiat Punto Van condotta dal predetto 50enne che si stava allontanando. Una volta identificato il conducente i Carabinieri verificavano che la macchina era carica di centinaia di metri di cavi elettrici per un peso poi accertato essere di oltre un quintale. Non fornendo, inizialmente, alcuna valida giustificazione di quanto posseduto i Carabinieri facevano un sopralluogo all’interno dei locali della sala da ballo predetta verificando che l’uomo, probabilmente con la complicità di altre persone, aveva estirpato l’impianto elettrico caricando i cavi elettrici in macchina. L’uomo veniva quindi condotto in caserma e arrestato con l’accusa di furto aggravato.
Stando alle prime risultanze investigative quanto asportato sarebbe stato ricettato da terzi soggetti compiacenti operanti nel modenese. E su queste ultime figure che orsa si stanno concentrando le attenzioni investigative dei Carabinieri di Casalgrande che intendono ricostruire l’intera filiera del riciclaggio che vede i ricettatori pagare il rame 2 euro al chilo a fronte del prezzo di mercato di 6/7 euro. Rame poi che viene riciclato e che torna quindi nel mercato “regolare”. Un fenomeno quello del rame trafugato che sta vedendo, negli ultimi mesi, diversi raid furtivi che non risparmiano la provincia di Reggio Emilia, a conferma del’interesse della malavita sul materiale non ha caso ribattezzato oro rosso.