Qualche mese fa, un’impiegata 23enne di Bentivoglio si è recata presso la Stazione dei Carabinieri per denunciare che, mentre si trovava all’interno dei giardini comunali di via della Pace, uno sconosciuto le aveva strappato di mano il suo smartphone e si era dato alla fuga. I tabulati telefonici acquisiti dagli investigatori di Bentivoglio mostravano che un 47enne di Santa Maria di Sala aveva inserito la sua sim card all’interno del telefonino. Sentito dai Carabinieri, l’uomo forniva una versione diversa da quella della ragazza, riferendo di aver trovato lo smartphone all’interno di un locale di Pieve di Cento e dopo aver tentato di accenderlo per rintracciare il proprietario, aveva cominciato ad utilizzarlo con la sua sim card perché quella originale si era bloccata.
Le indagini si sono concluse ieri pomeriggio e la 23enne è stata denunciata per simulazione di reato mentre il 47enne dovrà rispondere di furto perché come affermato dalle recenti sentenze della Suprema Corte, essendo il telefono cellulare rinvenuto un bene con segni (numero scheda SIM, numero codice IMEI) che consentono l’identificazione del proprietario, il non aver provveduto alla restituzione del bene rinvenuto “integra una condotta appropriativa illecita, idonea ad integrare sotto il profilo materiale e psicologico quella del furto”.